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Canto di una pentola (da "Il grillo del focolare, racconto casalingo di fate" di Carl Dickens) - Gastronomia in pillole a cura di Luigi Farina
Articolo inserito da luigi il 01/07/2015 alle ore 20.08.28
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"Il grillo del focolare, racconto casalingo di fate" di Carl Dickens comparve nel 1846 ed è il terzo di quelli che vennero chiamati "Christmas Book" (libri di Natale). Questo racconto è un misto di reale e fantastico imperniato sul focolare domestico.
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... La signora Peerybingle, uscendo dalla luce cruda del freddo crepuscolo e facendo risuonare sulle pietre umide quei suoi zoccoli che sembravano stampare per tutto il cortile una serie di confuse riproduzioni del primo teorema di Euclide, la signora Peerybingle, dico, andò alla pompa e riempì d'acqua la pentola. Rientrata in casa si tolse gli zoccoli; e, notevolmente rimpicciolita, (perché gli zoccoli erano alti e la signora Peerybingle era piuttosto bassa), mise la pentola al fuoco; ma, ciò facendo, perse la pazienza, o almeno la smarrì per un istante. L'acqua infatti, che è per sua natura fredda, scivolosa, sgusciante e che come tale penetra dappertutto, finanche attraverso le pietre, le era schizzata sui piedi e persino sulle gambe. Ora, chiunque si pregi (e con ragione) delle proprie gambe e della pulizia delle proprie calze, troverebbe sgradevole un simile fatto.
E poi, quella pentola era così ostinata e ottusa! Non permetteva che la si sistemasse sulla sbarra alta della griglia, non intendeva sentir parlare di disporsi a modo sui pezzi di carbone, ma voleva a ogni costo spenzolare in avanti con l'aria di un ubriacone e, da quell'idiota pentola che era, sgocciolare sul fuoco acceso.
Continuava a lamentarsi, e continuava ostinata a fischiare e a sputacchiare; infine, per colmo, il coperchio, resistendo alle dita della signora Peerybingle con una testardaggine degna di miglior causa, si girò sottosopra, poi, con un tuffo di traverso, finì in fondo alla pentola. Nemmeno lo scafo della Royal George quando fu recuperato oppose una resistenza così mostruosa come quella cui ricorse il coperchio della pentola contro la signora Peerybingle prima di lasciarsi ripescare.
E la pentola, in quel momento, aveva pur lei un'aria caparbia, irriducibile; ostentava il manico con spavalderia, e sporgeva l'impertinente beccuccio verso la signora Peerybingle, quasi a dirle beffarda: « Non voglio bollire; nessuno riuscirà a persuadermici ».
Ma la signora Peerybingle, che aveva riacquistato il suo buonumore, si fregò le manine grassocce e sedette ridendo davanti alla pentola. ...
In tal modo, dunque, la pentola diede inizio alla sua serata; così fu che, diventata a un tratto canora e armoniosa, cominciò a emettere incomprensibili gorgoglii dalla gola, e a permettersi sbuffi brevi e musicali che soffocava sul nascere, quasi non avesse deciso se essere o meno una persona di buona compagnia. Fu così che, dopo due o tre tentativi per tener a freno i propri sentimenti conviviali, buttò alle ortiche mutria e riserbo e si abbandonò a un impeto di canto così affettuoso e giocondo quale nessun impiccione di usignolo s'è mai sognato di emettere. ...
da "Il grillo del focolare, racconto casalingo di fate" di Carl Dickens
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