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Il Barolo nasce nelle langhe, termine che secondo alcuni studiosi deriverebbe da "Langues" che non sono altro che delle lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni. Dal punto di vista geologico, le Langhe hanno origine nell'Era Terziaria o Cenozoica, iniziata quasi 70 milioni di anni fa. La marna tufacea bianca caratterizza il comprensorio di produzione, sulle colline alte a dominare il fiume Tanaro. Il terreno di cui è composto il territorio nella sua massima parte appartiene a quella formazione geologica che si chiama "terreno
tortoriano", uno dei 14 strati dai quali è formata la pila dei terreni sedimentari che compongono il bacino terziario del Piemonte. Il terreno Tortoniano è caratterizzato da marne e sabbie straterellate. Queste marne sono di un colore grigio-bluastro, non molto resistenti e danno luogo a colline biancheggiati piuttosto basse e rotondeggianti, sono molto favorevoli alla coltivazione della vite. Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo. Il Barolo è ottenuto dalla vinificazione in purezza del Nebbiolo, coltivato secondo i metodi tradizionali ovvero con potatura a Guyot e forma di allevamento a spalliera.
La particolare composizione dei suoli di Langa perlopiù calcarei e tufacei è dovuta alla loro formazione, principalmente nell’età del Tortoniano e del Messiniano, circa 7 milioni di anni fa. Il ritirarsi progressivo del Mare Padano, ha creato delle colline a forma di cupola caratterizzate da strati di calcare e tufo con presenza di gessi e minerali più accentuati in alcune aree. Questa particolare conformazione geologica è l’habitat naturale del Nebbiolo che si può esprimere al meglio donando vini armoniosi, strutturati e longevi.
Il Nebbiolo viene coltivato nella zona del Barolo da tempo immemorabile, ma è grazie alla caparbietà di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giulia Colbert Falletti, ultima marchesa di Barolo, che si cominciò a produrre, a metà dell’ottocento un vino eccezionalmente ricco ed armonioso, destinato a diventare l’ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti di tutta Europa.
A rendere importante il Barolo era ed è la sua struttura che esprime un bouquet complesso e avvolgente, in grado di svilupparsi nel tempo senza perdere le sue caratteristiche organolettiche.

tratto dal Disciplinare di Produzione del Barolo DOCG

Il conte Camillo Benso di Cavour non fu soltanto quel sagace uomo politico che tutti sappiamo; rivelò, difatti, un ammirevole fiuto anche nella fruttuosa amministrazione delle terre di famiglia. Appena libero dai gravosi impegni della politica, se ne occupava con molta passione e abilità. Cavour amava soggiornare di frequente al Castello di Grinzane, dov’erano situate le sue pregevoli tenute agricole; confinanti di rango erano i Marchesi Falletti di Barolo, vecchi amici di famiglia. Il Cavour discute spesso con loro dei vini della zona che, purtroppo, non sono conservabili. Il grande uomo politico italiano ha sentito dire che Oltralpe hanno compiuto notevoli progressi grazie a tecniche particolari. D’accordo con gli amici Falletti, il conte di Cavour, che, frattanto, ha tenuto a battesimo l’unità d’Italia, decide di chiamare a consulto un enotecnico francese, un tale Monsieur Oudart, che, in effetti, si rivela un vero esperto. In sostanza i suoi precetti prescrivono di anticipare la vendemmia, introdurre sistemi innovativi nel processo di vinificazione, prolungare la fermentazione e infine invecchiare il prodotto in botte: anche per lungo tempo.
In breve: è nato il Barolo!

Gino Adamo