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Assistere ad un
concerto jazz è per me un'emozione sempre nuova,
sempre diversa, come se fosse la prima volta,
nonostante riaffiorino immagini e note per me
indimenticabili come quelle, per citare i primi
che mi vengono in mente, di Charles Mingus, di
Duke Ellington, di Chick Corea, ...
Se poi sul palco
si trovano sei maestri come stasera, sembra
proprio di trovarsi dentro ad un sogno dove
immagini mai viste si fondono a ricordi del
passato con un'armonia quasi scontata, ma che in
realtà è resa possibile dalla bravura, dalla
creatività e dalla costante ricerca di
espressioni nuove dei protagonisti che danno il
meglio di se sul palco.
I tre sax parlano
ognuno il proprio linguaggio, fondendosi a volte
insieme come se fossero un'unica voce, o
rincorrendosi per cercare di uscire dal coro per
imporre la propria individualità. Gli altri tre
protagonisti, il piano, il basso e la batteria
accompagnano degnamente il percorso dei tre sax,
emergendo spesso anch'essi dal coro, dimostrando
ognuno il proprio valore.
Il concerto inizia
con una splendida esecuzione di Loodly di
Dave Liebman dove ognuno dei sei protagonisti da
saggio di se sia nella coralità del brano che
nelle improvvisazioni singole, come d'altronde
faranno per tutto il |