Ottobre

2003

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Introduzione alla Rubrica e indice di tutti i numeri

 

23 Ottobre 2003 – Palermo - Teatro Metropolitan - The Saxophone Summit

 

la recensione del concerto     -     le foto del concerto     -    intervista a Dave Liebman


 

INTERVISTA A JOE LOVANO

di Luigi Farina

 

23 Ottobre 2003 - ore 19.00 - Mi trovo nei camerini del Teatro Metropolitan di Palermo, prima delle prove per lo spettacolo che vedrà in scema tre fra i più importanti sassofonisti jazz del momento. Mi presento a Joe Lovano che mi accoglie con simpatia ed allegria, ed accetta di rispondere alle mie domande.

 

Come prima domanda, ti faccio la stessa che ho fatto a Liebman, quali stimoli uniscono tre personaggi, che anche se suonano lo stesso strumento, hanno dato molto di personale alla musica jazz?

Per creare musica e per essere se stesso è fondamentale interagire con altre persone perchè ognuno stimola l'altro, perchè ciò può creare uno spettro di improvvisazione molto più grande perchè ognuno ha uno stimolo diverso dall'altro, cosa che da soli non si potrebbe fare e quindi tutto questo stimola l'altro nel modo più corretto. E' importante interagire con gli altri, perchè la musica jazz è rapportarsi con gli altri e per questo nel momento che interagisci con gli altri puoi crescere e puoi sentire sempre di più queste vibrazioni che vanno viaggiando. Il jazz è questo! Per esempio nella sezione ritmica è fondamentale che ognuno è complementare e completi l'altro, ci sono dei momenti in cui ognuno è se stesso e fa sentire la sua voce senza disturbare l'altro, ma ognuno da la sua parte, completandosi a vicenda. Spesso i musicisti suonano allo stesso tempo, noi non suoniamo allo stesso tempo, noi suoniamo insieme.

Chi ti ha influenzato di più fra i personaggi che hanno fatto la storia del jazz?

Mio padre è stata la mia prima grande influenza, lui suonava in modo stupendo, era specializzato in swing, bebop, free jazz, e io ho imparato ascoltandolo, studiando con lui e suonando con lui e con tetti i personaggi che gli stavano intorno, a Cleveland nell'Ohio, anche se tutti i miei nonni venivano dalla Sicilia e sono emigrati negli Stati Uniti, trovando la loro fortuna a Cleveland. Mio padre mi ha fatto ascoltare i dischi di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Thelonious Monk, Sonny Rollins, John Coltrane, Johnny Griffin, Max Roach..., ed ascoltando questi dischi, e osservando e ascoltando mio padre, sono stato ispirato e stimolato a suonare la musica jazz. Prima che io nascessi, mio padre già suonava con questi grandi del jazz, come Lester Young, Charlie Parker, John Coltrane..., negli anni '50, io so cosa vuol dire, me lo ha trasmesso mio padre, mi parlava spesso di questo e mi trasmetteva lo spirito del jazz, capendo che John Coltrane non era solo un mito, ma era una persona vera, che provava e usava le stesse cose che provo ed uso io, anche lui sbagliava e tornava a provare. Non era una leggenda, era vero! Io non ho mai suonato con lui, ma mio padre si, ha suonato il blues con John Coltrane. Nelle vie del jazz, non ci sono solo le leggende, ci sono anche le armonie, le canzoni, tutto quello che è stato prodotto, e tutto ciò è quello che ci è rimasto concretamente. Mio padre conosceva i personaggi, ma la cosa più importante era la musica, ed io ho imparato ascoltando la musica, non solo di parlare di persone e sapere che questi esistevano realmente. La cosa concreta rimaneva la musica.

Facendo adesso un salto nell'eno-gastronomia, qual'è il tuo rapporto con il cibo e il vino, e cosa ti piace della cucina italiana, visto che come hai detto i tuoi nonni erano siciliani?

Partiamo dalla base che io sono cresciuto con mia nonna, siciliana, che cucinava ogni domenica per una tavolata enorme, dove si radunavano tutti i parenti. Mi ricordo gli spaghetti al pomodoro, carciofi, mozzarelle, scaloppine, pesce spada. Io ho girato tutto il mondo ed ho imparato le diverse origini e modi di cucinare il cibo, ma il pesto, il tartufo, i diversi modi di cucinare italiani sono unici. Io ho provato a cucinare le seppie, la pasta aglio, olio e peperoncino, sperimentando, aggiungendo per esempio "ginger". Mia madre mi voleva sempre riempire di cibo, mi diceva: "non sei abbastanza pieno", ed ecco la mia rotondità. Comunque ero sempre pieno di cibo, sono cresciuto in mezzo al cibo italiano. Per la prima volta a luglio sono stato in visita nel paese delle mie origini, le nostre famiglie erano i Lovano e i Faraci e provenivano da Alcara Li Fusi, sono stato li ed ho mangiato il cibo direttamente dalla campagna, sono stato a Cesarò, in provincia di Messina, dove ho mangiato tantissimo, roba naturale, la vedevo raccogliere dai campi. Adesso il prossimo agosto voglio passare un po' più di tempo a Cesarò, dove ci sono i miei parenti, cugini, conoscenti,....

 

Ringrazio Joe Lovano per la sua disponibilità e per la simpatia con cui mi ha accolto e mi commiato aspettando con interesse di assistere alla loro performance.

 

Realizzazione: Luigi Farina ( lfarina52@hotmail.com )

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