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La
recensione
di
Mario Corsini
15/01/2004 |
Ascoltando "Primo concime", il singolo di Cesare
Basile che segue la pubblicazione del CD "Gran
Calavera elettrica", emergono ancora più chiare le matrici di questa musica
e l'ispirazione che le sostiene. A detta del suo stesso autore il citato CD è
stato il primo suo lavoro per davvero segnato da una produzione importante
(quella di John Parish..), ed infatti molte ne erano le sfumature, sia pure
sotto l'uniformità di un tono scuro di fondo. Ma la grammatica ed i timbri della
musica di Basile emergono in maggiore evidenza proprio fra questi solchi, in
parte incisi dal vivo in tutta la loro crudezza davanti ad un pubblico vero.
Affatto casuale è poi la scelta di eseguire la "cover" della "Ballata degli
impiccati" di Fabrizio De Andrè a sua volta tratta, non va dimenticato, da una
poesia di Francois Villon, il primo poeta "maledetto" della storia della
letteratura mondiale. L'immagine degli impiccati che "morirono a stento" nella
rabbia e nell'impotenza calza a pennello con la poetica di Cesare, la stessa che
permeava da cima a fondo le composizioni di "Gran
Calavera". E quelle chitarre elettriche scarnificate, a metà tra Nick Cave e
il Neil Young più "hard" sono l'inevitabile idioma per queste ballate della
desolazione, sono i rintocchi funerei che accompagnano i testi di brani plumbei
quali "L'orto degli ulivi" e "Venere" e della stessa "Ballata degli impiccati"
di cui ho già detto.
Completano la
selezione la riproposta da "Gran Calavera"
di "Primo concime" e un "Cantico dei tarantolati" se possibile più essenziale
ancora della sua versione originale (in questa veste l'abbiamo ascoltato dal
vivo, recentemente in un avventuroso "recital" di Cesare Basile a Palermo..).
Insomma una
piena conferma della forza e della incisività della musica di questo catanese di
cui già si parla e sempre più si parlerà.
Mario Corsini |