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La
recensione
di
Mario Corsini
18/11/2003 |
..vi ostinate ad ascoltare l'ultimo CD di Lucio
Dalla? credete che il cantautorato italiano abbia raggiunto la sua "aurea
maturità?
Ascoltate allora
l'ultimo lavoro di Cesare Basile e capirete che all'ombra di labels più o meno
indipendenti sta maturando (e Basile non è certo al suo esordio..) una nuova
generazione che ha rabbia idee e voglia di urlarle. Al primo ascolto forse potrà
deprimervi, vi potrà sembrare della stessa tinta marrone scuro che ne domina la
copertina e la confezione tutta. Può fare sentire sotto i vostri piedi lo
scricchiolio di quella trave che da il titolo ad uno dei suoi brani, temendo che
crolli improvvisamente precipitandovi nel letame denso della depressione. Ed
ancora scintillare del giallo di una lampada ad acetilene che illumina la
miniera di "A che serve lo zolfo" sino a darvi la sgradevole sensazione che non
ci sia più altra luce!
Se tuttavia ci
si abbandona un attimo, se si tengono ben aperte le orecchie e la mente si
scoprirà che questa è disperazione che produce rabbia; e la rabbia genera
consapevolezza e questa consapevolezza fa crescere.. Si finirà per ritrovarsi
sotto "l'albero di Giuda" insieme ad altri "spostati", ma non per uno sterile
suicidio ma per sentire che "qualcosa brucia!"
Insomma Basile,
leggo, è catanese, che nel 1987 era in un gruppo chiamato "Candida Lilith", poi
nei Kid Squad a Roma, poi di nuovo a Catania con i Quartered Shadows.. Poi un
periodo a fare musica ed altro in Germania, ed infine a Catania ha iniziato la
sua carriera da solista di cui questo Cd, prodotto da John Parish collaboratore
di P.J.Harvey, costituisce il quarto capitolo. Un album dalle tonalità cupe e
stridenti, talora criptico nei testi e nell'atmosfera, ma intenso ed originale
come pochi dell'ultimo periodo!.. Dove una straordinaria Nada, nel brano "Senza
sonno" riesce a urlare di più in un inquietante attacco per sola voce e chitarra
acustica che nella successiva esplosione rock.
Dove nella già
citata "A che serve lo zolfo" si compenetra la frustrazione di chi, per aver
troppo vissuto sotto terra può smarrirsi per sempre senza neanche capirne il
motivo o un fine superiore ..
Un Cd dove,
citando Bradbury, si inneggia allo speciale talento della morte che mette "In
coda" uomini che pensavano di mimetizzarla nella vita.. Dove un walzer elettro
acustico alla Tom Waits ciondola sgangherato.. Dove marranzani ed elettronica,
banjo e chitarre metalliche, folk dei tarantolati e processioni dark alla Nick
Cave, sussurri che precedono esplosioni improvvise sfiorano talvolta lo
sconvolgimento di chi ascolta..
E voi che
continuate a degustare l'ultimo Cd di Lucio Dalla!!
Mario Corsini |