Quale è stata la
scintilla che ti ha portato a partecipare a
questo lavoro?
Devo dire varie scintille.
Principalmente Silvio Orlando che mi ha proposto
di lavorare al suo fianco. Poi avevo anche il
desiderio di misurarmi con la drammaturgia
partenopea. Pur essendo meridionale, la mia
formazione si è svolta principalmente a Roma.
Ogni anno, poi, cerco sempre di fare del teatro,
e questa è la prima volta che lavoro ad un
progetto così lungo senza che mi sia
sopravvenuta la noia. In questo spettacolo ho
assorbito maggiormente la lezione del quotidiano
recitare e questa esperienza continua nel tempo
ad arricchirmi.
Secondo te quale è
il significato del rapporto tra la morte e la
comicità, tema ricorrente in Eduardo?
La morte… la morte è un
tema molto vivo. E’ un’incombenza che tutti
abbiamo e la comicità, ridicolarizzandola, porta
avanti il tentativo di esorcizzarla. Credo che
la morte sia pericolosa soprattutto per chi
muore, per chi rimane conviene mantenere il più
possibile le distanze.
La vita è come un laboratorio perenne dove
l’atteggiamento deve essere sempre dinamico,
proteso al divenire e al mettersi in
discussione.
Permettiamoci
questa metafora, cosa bolle in pentola nella tua
vita professionale?
Per il momento dell’acqua
salata, per mantenere la metafora. Abbondante
acqua salta che bolle, pronta a ricevere della
bella pasta saporita. Sai quando assaggi la
pasta, se questa è una buona pasta, l’effetto è
già di per sé molto gradevole. Più che progetti
ho delle idee, ma poi non so mai se le seguirò,
molto spesso interviene il caso.
Hai diverse
esperienze nel campo musicale e anche un tuo
recente Cd, ma rappresentano più un progetto
professionale o un hobby?
Ho da sempre avuto un
particolare interesse per la musica, la mia
origine è proprio quella di cantautore. Nel
corso della mia vita ho sempre portato avanti un
percorso in questa direzione, ho scritto e
cantato le canzoni dei titoli di coda del film
Ferie d’agosto, e avuto diverse collaborazioni
con altri musicisti e cantautori. Per ora lo
vedo come un progetto latente, ma profondo, e
aspetto di compirlo. |
ROCCO AI FORNELLI
Usciamo dalla
metafora. Cosa bolle veramente in pentola nella
tua cucina?
Ventisei anni fa
sono venuto a vivere a Roma da solo, e ho
imparato a cucinare a modo mio. Mi diverto ad
inventare con quello che c’è, raramente seguo
delle ricette. Altre volte invece esco proprio
con l’intento di comprare qualcosa di preciso.
Adoro soprattutto preparare i primi, perché la
pasta, questa meraviglia, si presta ai giochi
più creativi e fantasiosi.
Immaginiamo un
quadretto ‘Rocco ai fornelli’. Quale è il piatto
forte che stai preparando per noi?
Sicuramente degli
spaghetti integrali al salmone. E’
semplicissimo, si lascia il salmone a marinare
nell’olio, limone e cipolla. Più sta e meglio è.
Poi, scolata la pasta, si mischia tutto. Mi
piace il sapore delle cose crude e integrali,
hanno un gusto più vero e genuino. Mi sento
l’inventore di questa ricetta, me la sono
venduta con successo in diverse occasioni. Un
altro mio piatto forte è la pasta con le
zucchine adoro l’abbinamento di pasta e verdure.
Cerco di cucinare sempre leggero, e non è vero
che tutte le cose buone fanno sempre male.
Torniamo alla
musica, cosa canticchi durante la preparazione
in cucina, e che Cd metteresti durante il pasto?
Di solito non
canticchio, spesso mentre cucino ascolto la
radio, i notiziari e la musica di tutti i
generi, da quella raffinata e impegnata a quella
becera pop. Durante il pasto… sai devo
confessarti che all’abbinamento musica-pasto non
ci avevo mai pensato, e mi stai dando veramente
uno spunto di riflessione che mi interessa.
Dovrò provvedere. Al momento ascolto spesso la
musica di un mio amico pianista Ezio Bosso,
autore della colonna sonora del nuovo film di
Salvatores. Ho un suo precedente Cd che ascolto
molto volentieri.
Qual è un piatto
che ami particolarmente?
La parmigiana che
fa mia mamma. Lei, invece di friggere le fette,
le mette subito al forno, ma penso che il
marchio speciale sia la sua salsa fatta con un
ragù ben saporito, ma non troppo pesante, e un
tritato di mozzarella e prociutto cotto. Mi
ricordo che quando ero piccolo ogni mamma aveva
il suo marchio di sugo. Se mi avessero messo
davanti quei tre, quattro sapori li avrei
riconosciuti e avrei individuato facilmente ogni
diverso marchio di famiglia.
Abbiamo parlato
del salato, ma sei goloso anche di dolci?
Andando avanti con
l’età devo ammettere che mi sono aperto
soprattutto alla cioccolata, non proprio quella
fondente, ma spesso mi concedo questa golosità.
Sarai stato all’Eurochocolate
qualche giorno fa qui a Roma?
Accidenti non lo
sapevo, me la sono proprio persa!
Ringrazio di
cuore Rocco Papaleo per la simpatia con la quale
ci ha offerto un suo genuino ritratto, solare e
creativo. Auguro a lui e a tutti i lettori di
avere sempre, nella propria vita, una pentola
piena di abbondante acqua, pronta ad accogliere
dell’ottima pasta da condire nel migliore dei
modi possibili. |
BIOGRAFIA ESSENZIALE DI ROCCO PAPALEO
Rocco Papaleo
nasce a Lauria in provincia di Potenza e si
trasferisce a Roma per studiare all’università.
In questa città inizia e si sviluppa il suo
ricco e variegato percorso artistico come
interprete ma anche come autore teatrale,
cinematografico e musicale. Il suo esordio in
teatro è con Sussurri rapidi regia di
Salvatore di Mattia e con Aspettando Metrò
di cui è anche autore. L`ingresso nel cinema è
con La Romana regia di Giuseppe Patroni
Griffi e con Senza pelle di Alessandro
D`Alatri. Recita in Con gli occhi chiusi
di Francesca Archibugi, nei Laureati di
Leonardo Pieraccioni, in Ferie d`agosto
di Paolo Virzì, dove è anche autore e interprete
della colonna sonora, nel Barbiere di Rio
di Giovanni Veronesi e nel cortometraggio
Senza parole di Antonello Di Leo. E’ inoltre
tra i protagonisti in Del perduto amore
di Michele Placido, in Viola bacia tutti
di Veronesi, del quale è co-autore, nella
Bomba di Giulio Base, in Volesse il cielo
di Vincenzo Salemme. Per la tv recita in diverse
serie: Classe di ferro, regia di Bruno
Corbucci e Quelli della speciale regia di
Bruno Corbucci, Televiggiù, regia di
Paolo Beldì. E’ stato accanto a Lino Banfi in
Vola Sciusciù, di Joseph Sargent, e
protagonista nella miniserie di RaiUno Padre
Pio: Tra Cielo e Terra.
Tante le sue
collaborazioni musicali con diversi artisti,
vedi il gruppo Elio e le storie tese. Nel 1997
ha pubblicato il cd “Che non si sappia in giro”
in cui la canzone Foca è cantata da
Danile Silvestri.
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