Per iniziare vorrei fare una domanda diretta al
Daniele Segre artista impegnato. Nella società
di oggi, l’arte che ruolo sociale può svolgere?
Le mie scelte
come regista e autore hanno sempre puntato verso
delle rappresentazioni cinematografiche e
teatrali non semplicemente documentaristiche, ma
capaci di mostrare la complessità della realtà
umana e di far riflettere su di essa. Credo
profondamente che il mio lavoro di regista debba
essere quello di animare i sentimenti e il
pensiero e non quello di placare lo spettatore.
Cosa vuol dire per lei fare cinema indipendente?
Secondo la mia
esperienza fare cinema indipendente vuol dire
seguire i propri bisogni reali, significa essere
veri e onesti con il proprio pubblico riuscendo
ad operare anche con pochi mezzi economici.
Certe scelte possono chiudere molte porte, e per
me è stato spesso così, ma questo non fa che
rendermi ancora più convinto e soddisfatto di
quello che faccio.
Lei come docente di cinema cosa vuole
trasmettere principalmente ai suoi alunni?
Come in tutti i
mestieri la tecnica può essere appresa, quello
che cerco di verificare nei miei alunni è il
reale desiderio di voler esprimere il proprio
pensiero e di voler essere produttori di
emozioni. Questa volontà rappresenta per me il
vero talento.
La sua ultima opera Vecchie, attualmente
nei teatri italiani, che emozioni e che
riflessioni propone al pubblico?
Tengo
innanzitutto a dire che il titolo Vecchie
l’ho dato con un’intenzione affettuosa. Ho
scelto di rappresentare il periodo particolare
tra il 60 e i 65 anni, dove ogni persona si
trova ad attraversare un confine ambiguo dove
sarebbe facile abbandonarsi alla noia e
all’inattività, immobilizzati tra la voglia di
essere e la paura di non riuscire ad essere. Il
messaggio fondamentale, valido per lo spettatore
di tutte le età, è quello di mantenersi sempre
vivi e di saper giocare con l’ironia.
A proposito di ironia e divertimento, in sala si
ride e sorride molto…
Si, e questo mi
rende fiero perché vuol dire che sono riuscito
ad entrare nell’intimità delle persone. Certe
tematiche, certi modi di dire ricordano a ognuno
di noi una nonna, o quella lontana zia che ha
sempre quelle espressioni così particolari.
Come è stato lavorare insieme a due donne
carismatiche come Maria Grazia Grassini e
Barbara Valmorin interpreti e coautrici del
testo?
La scelta di tornare a lavorare con degli attori
è nata da una mia esigenza di ricerca
espressiva. Ho pensato a due donne perché le
donne, specialmente con l’avanzare dell’età,
sono più sensibili ed espressive. Con la
Valmorin avevamo già lavorato insieme per lo
spettacolo teatrale Week-end, e appena
gli ho proposto il soggetto mi ha presentato la
Grassini. Oltre che per la loro bravura, le ho
trovate perfette per la profonda amicizia che le
lega. Era proprio quello che cercavo.
|
UNA SERATA GOLOSA A CASA DI DANIELE SEGRE
Che rapporto ha con il cibo?
Devo ammettere
che quando sto lavorando ad un film è come se lo
stomaco mi si chiudesse. Diversamente quando
sono mentalmente più libero mi piace godere
della buona cucina. Ad esempio proprio oggi
volevo sfruttare il fatto che ero a Roma per
mangiarmi una bella carbonara. Sono andato in
una trattoria e sebbene mi avessero proposto gli
gnocchi appena fatti, sono stato irremovibile.
Ma devo dire che il piatto, sebbene buono, non
ha risposto appieno al mio desiderio.
Visto che abbiamo scoperto un Daniele goloso, se
dovesse organizzare una serata tra amici con
film e cena, a cosa penserebbe?
Beh, io da buon
piemontese adoro gli antipasti tradizionali
della mia regione, in particolare quelle
straordinarie fritture e quei fantastici
formaggi per i quali vado matto. Nel mio lavoro
non ho mai accettato compromessi, ma per i
formaggi potrei fare delle follie!
Il problema
degli antipasti è che poi risulta davvero
difficile continuare il pranzo. Per questo
proporrei un trionfo di antipasti freddi e caldi
lungo tutta la serata, accompagnati da un buon
vino rosso fermo, magari piemontese, da gustare
comodamente davanti al video. Come film, trovo
difficile sceglierne uno in particolare. Amando
sia i film drammatici che quelli ironici
organizzerei una “no-stop”, dalle 19.00 alle
6.00, di film di Woody Allen dove regnano quell’ironia
e quel divertimento colto capaci di farci stare
meglio sia con noi stessi che con i nostri
amici.
Con il sorriso sul volto saluto e
ringrazio Daniele Segre per la sua disponibilità
e per aver giocosamente offerto ai lettori di
Spaghetti Italiani non solo il suo lato
artistico ma anche qualcosa di più personale,
rendendo omaggio alle straordinarie tradizioni
piemontesi.
BIOGRAFIA ESSENZIALE DI DANIELE SEGRE
Nato ad Alessandria nel 1952, realizza film e
video fin dalla metà degli anni Settanta. I suoi
lavori principalmente trattano le tematiche
dell’esistenza quotidiana di alcune realtà
disagiate.
I delegati della CGIL (Partitura per volti e
voci, 1991), i minatori del Sulcis (Dinamite,
1994), i sieropositivi e i malati di AIDS (Come
prima, più di prima, t’amerò, 1995), i
giornalisti de “L’Unità” (Via due Macelli,
Italia. Sinistra senza Unità, 200), i
licenziati della fabbrica Scaini di Villa Cidro
(Asuba de su serbatoiu, 2000-2001), i
malati di Alzheimer e le loro famiglie (Tempo
vero, 2001) diventano protagonisti di
opere accuratamente e amorosamente rappresentate
per proporre spunti di riflessione all’interno
della complessa e ambigua società moderna.
Per difendere un’idea personale di cinema ha
fondato a Torino nel 1981 la Società di
produzione I Cammelli e l’omonima Scuola Video
di Documentazione Sociale. Dal 1996 è docente
alla Scuola Nazionale di Cinema e dal 2002 è
codirettore, con Morando Morandini e Antonio
Costa, del Festival di Bellaria “Anteprima per
il Cinema Indipendente”.
Vecchie,
nato nel 2002 come film è stato presentato alla
Mostra del Cinema di Venezia ottenendo il Premio
CICAE per il Miglior Film di Qualità e il Premio
per le Migliori Attrici (Valmorin e Grassini) al
Festival “Rencontres du Cinema Italien” di
Annecy (Ottobre, 2002).
|