Bordò: il biotipo marchigiano, il quarto vitigno al mondo per superficie vitata articolo inserito su spaghettitaliani da Carol Agostini
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Articolo inserito da Carol Agostini il giorno 04/01/2022 alle ore 14.42.15

Bordò: il biotipo marchigiano, il quarto vitigno al mondo per superficie vitata

 

immagine in primo piano

Bordò: il biotipo marchigiano
Il quarto vitigno al mondo per superficie vitata


Il Bordò è un biotipo unico, che trova la massima espressione di resa e qualità nelle colline marchigiane del Piceno, luogo suggestivo e caratteristico di un territorio vocato alla vite; è questa terra del Montepulciano, dove i dolci saliscendi del panorama marchigiano si stemperano nelle prime alture abruzzesi.
Grazie ad una mutazione semale, il "Bordò" è un vino rosso, clone di uva Grenache nel comune di Offida in provincia di Ascoli Piceno, che in Italia cambia nome a seconda del luogo in cui viene coltivato: Granaccia in Liguria, Alicante in Toscana, Cannonau in Sardegna, Gamay perugino del Trasimeno in Umbria, Tai rosso in Veneto e il rarissimo Nelson sull'Etna.
Si parla di una produzione di nicchia, non di grandi numeri, ma risultato di una grande passione nata negli ultimi anni. Sembra che il termine derivi dal sardo "sa vide burda" (la vite selvatica, la vite bastarda), divenuto poi "Bordò", ma anche, naturalmente, con richiami linguistici - anche se ortograficamente italianizzati - alla più famosa produzione vitivinicola francese.

Ricordiamo che la Grenache, con i suoi circa 180 mila ettari, rappresenta il 4% del vigneto mondiale; è attualmente la quarta varietà più diffusa al mondo, la seconda tra quelle a bacca rossa sia in Francia che in Spagna e, in generale, è quella più rappresentativa dell'ampia area del Mar Mediterraneo, con testimonianze anche in Algeria e in Tunisia.
Questo vino trova la sua massima espressione di eleganza, longevità e bontà grazie al contributo dei magnifici nove: dal pioniere Marco Casolanetti con la realizzazione del Kupra, Giovanni Vagnoni dell'azienda Le Caniette con il suo Cinabro, Allevi Maria Letizia con Arsi, Cameli Irene con Red, Clara Marcelli con il Ruggine, Poderi San Lazzaro con il Bordò, Pantaleone e con La Ribalta, Dianetti con Michelangelo e Valter Mattoni con il suo Rossobordò,.
In attesa dell'adeguata denominazione di questa tipologia di vino, la sua commercializzazione avviene comunque in tutto il mondo, un vino che è sempre di altissima qualità e con prezzi che rispecchiano l'eccellenza di questo prodotto.
Alcune comuni caratteristiche organolettiche date dalla varietà dell'uva e del territorio lo raccontano come un vino intenso, denso, profondo per estratto secco, ragione per cui le bottiglie di Bordò sono molto ricercate oltreoceano.

L'azienda agricola Clara Marcelli



Dal 2011 anche l'azienda agricola Clara Marcelli inizia a produrre il suo Bordò che chiamerà Ruggine grazie all'avvicinamento con l'enologo Casolanetti.
In una zona a 280 m.s.l., dove gli effluvi marini del mare Adriatico e quelli montani degli Appennini contribuiscono alla formazione di un'uva sana, l'orizzonte regala tramonti colorati di ambra, arancione, topazi, ma anche sfumature rosso e Bordò che ricordano i colori di questo vino.
Sono stati i fratelli Daniele ed Emanuele Colletta, titolari della tenuta, con l'aiuto della cugina Chiara, a credere in questo progetto, donandovi anima e corpo, portando la vinificazione delle uve con i soli lieviti indigeni in vasche di acciaio, affinando successivamente il vino per due anni in barrique.

 


La loro mission è quella di estrapolare tutte le componenti qualitative del territorio, della vigna e di questa antica varietà, attraverso la raccolta delle uve svolta manualmente, dopo un'attenta analisi della maturazione e della selezione dei grappoli.
Questo vale anche per il resto della produzione della cantina certificata biologica, seguendo tutte le procedure di rispetto dell'ambiente, con cura e pulizia in vigna e nella cantina stessa.
L' interpretazione del Bordò di Daniele, Emanuele e Chiara Colletta è proprio Ruggine (il cui nome deriva dal colore delle bucce in fermentazione). Infatti, generalmente, questo vino presenta un colore rosso granato con lievi riflessi rubino, un gioco di sfumature calde, quante il suo grado alcolico, più alto di qualsiasi altro vino rosso marchigiano.
Il naso è di ampia complessità, con profumi che riportano la memoria olfattiva ai fiori secchi, alla frutta rossa matura, alle spezie e alle note velate di tostatura; il sorso è piacevolmente scorrevole, caldo, avvolgente, con tannini fitti, con lunga persistenza; inoltre, riesce a mantenere una certa freschezza e una spalla acida finale che invoglia alla bevuta.
La versione dell'azienda Clara Marcelli è di straordinario spessore e carattere, maestria ed eleganza, che la fanno da padrone in un vino che spicca per la sua anarchica indipendenza da gusti già sentiti; insomma, mi sono innamorata di questi vini che abbiamo assaggiato in degustazione lo scorso fine ottobre, partendo dall'annata 2011 fino la 2017.


Annata 2011 Ruggine Marche rosso IGT. L'ho definita il 5° senso perché, al naso, c'è un'accentuata nota ferrosa ed ematica, da terreno misto argilla, calcareo e con arenarie fossili. Si percepisce l'influenza marina, il salmastro, il minerale. Si percepisce una grande eleganza di profumi al naso, con sentori di agrumi misti, fiori intensi e una sensazione gradevole, che spicca evidente, di pompelmo rosa; in bocca entra deciso, i tannini sono morbidi, anche se è presente una bella componente fresca di acidità. Avvolgente e caldo, è questo un vino profondo e armonico.
In abbinamento: un primo piatto di spaghetti di grano duro antico Senatore Cappelli con vongole veraci, con riduzione di agrumi con lo stesso vino, arancia e pompelmo canditi a pezzetti per guarnizione.

Annata 2012 Ruggine Marche rosso IGT. L'ho definita Rhubarb Pie, ovvero il pie al rabarbaro, classica crostata della tradizione gastronomica britannica e del nord Europa, della Svezia in particolare, per la nota evidente al naso di rabarbaro, mescolata ai profumi di arancia rossa, fiori di sambuco, alloro, e frutta rossa; in bocca l'Annata 2021 entro deciso e profondo, caldo, con una marcata nota di legno e la solita nota ferrosa ed ematica.
In abbinamento: primo piatto di vellutata di patate e rabarbaro adagiati sopra dei piccoli filetti di trota salmonata con dei ciuffi di salsa di sambuco, in guarnizione fiori eduli colorati.


Annata 2014 Ruggine Marche rosso IGT. L'ho definita The King. È l'annata che ho preferito in assoluto, pur essendo stata quella più difficile a causa del clima, anche se - secondo me - ha dato una resa di grande qualità organolettica; al naso è un ampio, complesso ventaglio di profumi: svettano i fiori viola, il glicine e la violetta, ma anche le erbe aromatiche, gli agrumi, la frutta rossa e note tostate di cacao e caffè. Si resta ammaliati da tutti questi sensori seduttivi; in bocca entra avvolgente e setoso, di grande eleganza. Si percepisce l'uso del legno, anche se con una sensazione inferiore rispetto al 2012, una sensazione calda e profondo, persistente e di carattere, con una spiccata spalla acida, ferroso ed ematico. Sono sedotta dalla vastità in aromi afrodisiaci che portano a creare abbinamenti con piatti intriganti e suadenti.
In abbinamento: secondo piatto di tagliata di oca con riduzione dello stesso vino e frutti rossi freschi, polvere di cacao e chicchi di caffè ricoperti da cioccolato fondente.


Annata 2015 Ruggine Marche rosso IGT. L'ho definita The Red per le note di frutta rossa percepite al naso e in bocca. Al naso è un vino che si presenta subito con sentori di anguria, lampone, ciliegia e mirtillo, con un buon estratto secco, deciso di profumi di spezie e pepe rosa; in bocca entra intenso e persistente; il tannino è ancora verde, con note di tostatura e di caffè, aromi di frutta e agrumi mescolati a note balsamiche.
In abbinamento: antipasto di gamberi rossi siciliani leggermente sfumati nello stesso vino adagiati su una riduzione di piccoli frutti rossi


Annata 2017 Ruggine Marche rosso IGT. L'ho definito Il versatile, in quanto le sue caratteristiche organolettiche riportano a territori, a piatti di varie tradizioni culinarie, a panorami e tramonti, tra giardini di fiori e boschi per i sentori di funghi e di piccoli frutti rossi. Si notano sentori di agrumi siciliani, di pietra focaia, profumi di spezie e di mentolo. In bocca entra deciso, fresco e graffiante per le note di sasso, pietra e menta di cui ho parlato, il tutto abbinato ad agrumi e lamponi, prugne e more con vaghi richiami alle ciliegie sotto spirito. È questo un vino di corpo e di tannino ancora vivo e vivace, che richiama la macchia mediterranea.
In abbinamento: antipasto di carpaccio di Chianina con emulsione di olio evo e frutta rossa fresca con agrumi, tartufo e funghi freschi crudi, tagliati sottili.

La degustazione è continuata con piatti eseguiti direttamente in loco dallo Chef Daniele Citeroni titolare della Osteria Ophis di Offida in abbinamento altri vini dell'azienda. Un'esperienza unica, dominata da uno chef di grande abilità, con la capacità di esaltare gli ingredienti con grande maestria e sensibilità.

 


 


 




Conclusioni finali


I vini sono stati analizzati in modo tecnico e analitico, su scheda sensoriale organolettica con dei parametri da me stessa studiati; i punteggi assegnati ad ogni vino - per quanto mi riguarda - sono molto buoni, soprattutto per le loro potenzialità di longevità e caratteristiche organolettiche.


Ritengo che i fratelli Colletta siano nella direzione giusta per portare avanti e incrementare nel futuro qualità e credibilità della loro cantina.
Si tratta di personalità tenaci e audaci, con la passione e la determinazione che rappresentano perfettamente il territorio in forte espansione in cui essi operano.
Consiglio la visita e l'acquisto dei prodotti di questa cantina.

Per riferimenti commerciali:
http://www.claramarcelli.it/



Carol Agostini


 

 

 

 

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Bordò: il biotipo marchigiano
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Bordò: il biotipo marchigiano
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