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Sezione dedicata al Teatro

 

Gli spettacoli 2005 - 2006

 

 

TEATRO MANZONI

Via Manzoni 42

Milano

Tel. 02 7636901 – Fax 02 76005471

www.teatromanzoni.it

info@teatromanzoni.it

 

STAGIONE TEATRALE 2005-06

 

Compagnia Gli Ipocriti e Mercadante Teatro Stabile di Napoli

presentano

 

LA VISITA DELLA VECCHIA SIGNORA

di Friedrich Durrenmatt

traduzione di Aloisio Rendi

che vede impegnati come protagonisti

ISA DANIELI

con
MASSIMO FOSCHI
 

 

e in ordine di apparizione

Virginia Da Brescia, Giuseppe De Rosa, Lombardo Fornara

Gino De Luca, Marco De Notaris, Vito Facciolla, Ernesto Lama

Giuseppe Mastrocinque, Salvatore Misticone, Patrizia Monti

Adriano Mottola, Sandro Palmieri, Ernesto Parisi, Paolo Pollio

Emanuela Trovato, Gigi Esposito, Carmine Iula, Mimmo Pirolla
 

regia di
ARMANDO PUGLIESE


Le scene sono di Bruno Buonincontri

i costumi di Silvia Polidori

le musiche di Pasquale Scialò

le luci di Cesare Accetta

 

da martedì 4 a domenica 30 ottobre

(feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30)

 


Scritto nel 1956, La visita della vecchia signora - uno dei più significativi testi della drammaturgia europea degli ultimi 40 anni - è uno straordinario esempio di quella “commedia nera” di cui Dürrenmatt è indiscusso maestro.
Commedia dell'inautentico, questa pièce porta alle estreme conseguenze il gusto per il paradosso e la provocazione del drammaturgo svizzero sulla corruttibilità dell'uomo, la manipolazione del consenso e il rapporto tra morale e violenza.

 

Trama

La Visita della vecchia signora è il capolavoro di Dürrenmatt. La storia che si racconta potrà sembrare triste ma non è così poiché continue situazioni grottesche ottenute dalla mescolanza della commedia e della tragedia danno allo spettatore la sensazione di entrare in un grande gioco; le canzoni del coro e la musica hanno un ruolo importante e fanno da contorno a tutte le azioni.

L'opera è il ritratto di una vecchia ricchissima (Claire) che offre una cifra da capogiro a chi ucciderà l'uomo (Alfredo III) che l'aveva sedotta all'età di diciassette anni e, successivamente, abbandonata. Si presenta, prima dell'ora prevista, alla stazione ferroviaria dove l'intero paese, saputo del suo arrivo, era pronto ad accoglierla con striscioni, banda e cori e le personalità più in vista del paese, quali il borgomastro, il parroco, il preside, il pittore, ecc…, avevano preparato grandi discorsi di benvenuto.

Al paese, ridotto oramai in miseria, la vecchia signora si presenta con un abbigliamento di un gusto impossibile e sfarzoso, piena di collari di perle, enormi bracciali, vistosissimi gioielli; porta con sé un nutrito seguito composto dal maggiordomo Boby (forse ottantenne), il settimo marito, alto, snello, baffi neri ed in perfetta tenuta da pesca e poi ancora Koby e Loby due uomini piccoli, grassi, vecchi eunuchi ciechi, Toby e Roby due energumeni che masticano gomme ed ex-gangster di Manhattan condannati alla sedia elettrica a Sing-Sing, graziati su intercessione della vecchia signora la quale dirà in una sua battuta «mi sono costati un milione di dollari per ogni intercessione».

Con il caos generale creatosi ha inizio la vendetta di Claire nei confronti di Alfredo III, il suo primo amore. Il danaro è alla base di tutte le azioni; nell'evolversi della storia, il sarcasmo si sostituisce alla serietà, la prepotenza alla gentilezza, l'opportunismo alla lealtà, la ricchezza alla povertà, la violenza alla persuasione, la vigliaccheria ai valori, la pusillanimità al coraggio, tutto questo per giungere ad un unico scopo ovvero la morte di Alfredo III che si lascia uccidere dai suoi compaesani convinto di non poter sfuggire al suo proprio destino di vittima sacrificale degli egoismi degli stessi. La vecchia signora paga il suo debito ai cittadini e riparte per Capri.
Ed ecco che il benessere cresce nel paese discreto, non invadente ma sensibile. Tutti migliorano, non esistono più quartieri poveri ora è una cittadina moderna, economicamente prosperosa; il grigiore e lo squallore che prima avvolgevano il paese inoperoso si trasformano in un lieto fine ovvero nello splendore della tecnica e della ricchezza. Ed i cittadini felici si godono la felicità regalata dalla vecchia signora.

 

 

Note di regia

La sfida teatrale che mi pone il testo di Dürrenmatt mi si prospetta di grande interesse: come arrivare alla tragedia dei significati attraverso il paradossale dipanarsi della vicenda e il grottesco di quei magnifici personaggi?

Come far giungere al pubblico la complessità della dialettica fra sviluppo economico e potere del denaro da un lato, ed etica individuale e collettiva dall’altro? Come addentrarsi nei meandri di un fato ancestrale senza tradire i veicoli del ridicolo utilizzati dall’autore nella sua scrittura?

Come interpretare il contrapporsi del percorso della vittima designata a quello della collettività?

Come affrontare la tematica del tradimento di cui tutto il testo è permeato? (Chi tradisce chi? Alfredo III, in gioventù, tradisce la Zachanassian, così come giudici corrotti e falsi testimoni tradiscono la Giustizia nel paese di Güllen. Ma gli stessi abitanti di Güllen tradiranno Alfredo III, che da carnefice diventa vittima, e che nella sua solitudine angosciata finisce per accettare rassegnato la sua colpa, quindi il suo destino).
E come disegnare la complessità simbolica della Vecchia Signora nell’arco del suo imperscrutabile ed ineluttabile cammino?

Ma soprattutto come restituire sulla scena quel tessuto di ritornanti nostalgie, di mesta poesia che traspare dall’amaro e terribile sentimento amoroso della signora, al di là di ogni e qualsiasi simbologia…

La risposta viene da un appunto di Dürrenmatt:

« La visita della vecchia signora è una storia che si svolge in una cittadina in qualche parte dell’Europa centrale, scritta da uno che non si distanzia affatto da questa gente e che non è sicuro che egli agirebbe diversamente: che altro vi sia nella storia non c’è bisogno di dirlo qui, né di rappresentarlo sul teatro…
…io descrivo uomini non marionette, un’azione, non un’allegoria, presento un mondo, non una morale, come mi si attribuisce talvolta di fare, anzi non cerco neanche di porre il mio lavoro al confronto col mondo, perché ciò avviene automaticamente fintantoché nel teatro esiste anche il pubblico…
La vecchia signora è un dramma crudele, ma proprio per questo deve essere rappresentato non crudelmente, ma nel modo più umano, con tristezza ma non con ira, ma anche con umorismo, poiché niente è più dannoso che un’ottusa serietà per questa commedia che finisce tragicamente….
»

Ho affrontato la regia di La visita della vecchia signora con un impegno ed una forza nuovi soprattutto perché amici di sempre, a cui sono legato da tanto teatro condiviso e da profondo affetto, hanno voluto affidarmela in un momento particolare della mia vita. Avrà per me un valore diverso.

Armando Pugliese

 

 

Lo spettacolo ha vinto i seguenti premi:

Migliore regia” - Premio Girulà edizione 2004.

Migliore costumista” “e nomination “migliore regista”- Premio ETI- Gli Olimpici del teatro 2004

 

Il 29 maggio 2004 al Teatro Mercadante di Napoli l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro ha consegnato il Premio della Critica 2003/2004 quale MIGLIOR SPETTACOLO a LA VISITA DELLA VECCHIA SIGNORA di Friedrich Dürrenmatt, regia ARMANDO PUGLIESE

 

Motivazione del premio:

Trasformare un testo dal suo interno, fino a farlo diventare qualcosa in più di un tremendo apologo sulla cattiveria umana, così “La Visita della Vecchia Signora” di Friedrich Dürrenmatt diventa un atto d’accusa contro una società imbelle e corrotta, mentre usa gli strumenti del teatro più efficaci e incisivi: quelli che ci arrivano dalla lezione di Brecht, e dall’immaginario scenico di Majakovski. Un palcoscenico pieno, in continuo movimento, ricco di belle immagini, come di perfette dinamiche sceniche, incandescente, sulfureo nell’accensione di una vita di provincia fatta di inganni, finte feste, grandi e piccole viltà. Il gelo dei sentimenti contrasta coi colori espressionisti di uno spettacolo che vive della bravura dei suoi interpreti. Una straordinaria Isa Danieli, livida e implacabile nel gesto, come nella ostesa carnalità, e Massimo Foschi, che fa del suo personaggio un uomo qualunque tragicamente contemporaneo, assicurano insieme agli altri bravissimi interpreti quel difficile equilibrio drammaturgico dato da tensioni a lungo coltivate, sempre irrisolte.

La regia di Armando Pugliese, ricca di riferimenti all’immaginario teatrale e cinematografico novecentesco, col contributo delle scene ideate da Bruno Buonincontri, i costumi di Silvia Polidori, e le musiche di Pasquale Scialò dà all’intera vicenda quel tono acre, e nello stesso tempo lieve, perfino divertente, di tragedia rovesciata in sublime commedia dell’indifferenza.


Al Teatro Manzoni dal 4 al 30 ottobre
Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
Biglietto: Poltrona € 28,00 da martedì a venerdì - € 30,00 sabato e domenica

 

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