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Riscoltato per voi
da
Mario Corsini
15/11/2003 |
Se cercate la voce
"Egg" nell'Enciclopedia Rock' dell'Arcana
Editrice vedrete catalogato questo gruppo come "formazione
minore del complesso groviglio di Canterbury",
creatrice di un "rock progressivo colto",
con lunghe "suites sinfoniche". In realtà
questa formazione passò all'epoca quasi come un
epigono degli Emerson Like and Palmer,
supergruppo di successo degli anni 70 per
discutibili e pompose miscele tra rock e musica
classica. Il tastierista Dave Stewart quasi un
Keith Emerson in tono minore!
Non so da cosa
derivi l'equivoco, forse dall'esigenza
commerciale di includere i nuovi gruppi in un
filone alla moda. In realtà gli Egg sono una
formazione assai sottovalutata, che ha
contribuito in modo importante ad una corrente
di rilievo della musica inglese, la cosiddetta "Scuola
di Canterbury". Di questa ci sarebbe molto
da dire. Si trattò di un curioso fenomeno
culturale e musicale che ebbe come scenario la
cittadina di Canterbury e come iniziali
rappresentanti due nuclei, quello dei Soft
Machine di Robert Wyatt e Mike Ratledge ed i
Wilde Flowers di Kevin Ayers, più altri
musicisti in seguito baciati dal successo
commerciale quali Steve Hillage e Mike Oldfield
(quello di Tubular Bells e della colonna sonora
de' L'Esorcista).
Parlo di fenomeno
curioso per diversi motivi: perché formato da
musicisti comuni ad una ristretta area
geografica, come ho già detto; perché in qualche
modo collocabili nello schema generale di un
vero e proprio albero genealogico. Ma
soprattutto perché, pur essendo ogni gruppo
originale per singole peculiarità (ad esempio il
Dada Rock di Ayers e dei primi Soft Machine, la
matematica geometricità degli Henry Cow..),
tutti sono in un certo senso accomunati da
sonorità simili (quelle delle tastiere o del
basso elettrico distorto in una data maniera).
Ed ancora da una indefinibilità di fondo, un
atteggiamento assai inglese tra il raffinato ed
il disincantato, una creatività bizzarra che va
dal cantare "l'alfabeto patafisico" dei
Soft Machine allo sbeffeggiare la musica colta
come fa Kevin Ayers in un brano dal titolo che è
tutto un programma: "Pisser dans un violon".
In definitiva
troviamo una eterogeneicità fuori dagli schemi
che finisce paradossalmente per risolversi in
una immediata riconoscibilità! Se si volesse
affiancarli a qualcosa di pittorico si potrebbe
nominare Dalì, o meglio ancora Duchamp, colui
che dipingendo serialmente l'immagine di una
pipa intitolava il quadro "Ce n'est pas une
pipe".
Gli Egg, nati nel
68 dalla costola del gruppo "Huriel", ancora
influenzato dallo stile Flower Power,
prenderanno il loro nome definitivo nel 1970, si
separeranno una prima volta in seguito
all'uscita dal gruppo di Steve Hillage e, dopo
aver pubblicato nel 74 "The civil surface"
si scioglieranno definitivamente. Stewart
formerà allora gli importanti "Hatfield and
the North". In realtà la loro storia è più
complessa, ci sono col lateralità con gli Henry
Cow ed altri di Canterbury..
Ma il dato comune
di un eclettismo di fondo non manca a nessuno di
questi in una musica che non è jazz né rock, né
folk.. definita brillantemente da un recensore
dell'"onifficial web site" degli Egg come "jazzy/spacey/jammy
styled". In effetti la musica degli Egg
nasce dall'incontro di due personalità di
rilievo; quella del già nominato tastierista
Dave Stewart e del bassista compositore,
pluristrumentista Mont Campbell. Completa
la formazione l'agile batterista Clive Brooks.
Campbell non nasconde le sue ambizioni colte
(sono suoi i due Wind Quartets presenti
nell'album) e probabilmente vengono da lui sia
il gusto di un tipo di composizione spigolosa,
armonicamente complessa e zigzagante, e comunque
le assai felici architetture strumentali. Suo è
anche quel tocco di basso elettrico che è
tipicamente "Canterbury styled". Da parte
sua Stewart è un organista dal timbro
inconfondibile, dal gusto per il ghirigoro
improvvisato paradossalmente giocoso nella sua
complessità, carattere che porterà con se nella
posteriore esperienza degli "Hatfield and the
North". La musica di questi ultimi e degli
stessi Egg è felicemente evocata dalla
bellissima copertina di uno dei loro album: una
fotocomposizione tutta sui toni del grigio e del
rosa pallido dove appare il panorama dei tetti
di Hatfield and the North (in realtà un sobborgo
di Londra..) sovrastato da un cielo
malinconicamente nuvoloso a cui si sovrappone
una scena michelangiolesca apocalittica.. Ne
parlo per sottolineare che questa è musica
scanzonata ma velata di un tono di malinconia,
agitata dai freddi venti nordici, ma soffusa di
un chiarore color pastello che racchiude a sua
volta una qualche inquietudine quasi surreale.
Un mix così indefinito rende la musica degli Egg
unica ed è stata di grande influenza sia,
ovviamente per gli Hatfield, sia per gli Henry
Cow che ne hanno sviluppato la complessità
compositiva cameristica, sia per i Matchin'
Mole, altro grande gruppo misconosciuto, per la
dolce naturalezza con cui viene proposta
l'intricata ragnatela strumentale. E più in
generale, per altri gruppi di Canterbury per gli
impasti timbrici di cui ho già parlato.
"The civil
surface", album finale e maturo dopo il
loro esordio del 72 e il successivo "The
polite force" mostra al meglio tutte queste
caratteristiche: "novel music with roots in
rock and elsewhere, both complex and catchy"
per citare di nuovo il sito web..
Vale la pena
percorrerlo brevemente. Il disco ha una sua
bizzarra introduzione fatta di "loops"
accelerati, trombette da banda,
batterie-casseruole ed ammennicoli vari.. segue
una fanfara patafisica per trio rock che si
sviluppa del tutto liberamente: appare semplice
ma è in realtà armonicamente trascendentale. Il
"wind quartet 1", di stampo cameristico è
farina del sacco di Cambell che si affianca a
buona parte degli Henry Cow, per una
composizione che scomoda Stravinsky e la
geometria euclidea.. da ascoltare a lume di
candela. "Enneagram" è un trio organo,
basso, batteria.. proprio alla Emerson Like
and Palmer, ma la complessità sghemba degli
intrecci strumentali dipana un ben differente
feeling freddo. Alla fine sfocia in una
filastrocca per bambola meccanica che svanisce
in una nuvola sonora..
"Prelude"
nel titolo, preludio alla seconda facciata di
quello che era un disco, preludio agli
Hatfield and the North di cui anticipa
l'ordito e il timbro dell'organo, i cori
femminili nel bel mezzo di un quartiere di
periferia inglese, visto con gli occhi di
Duchamp.. un preludio al nulla.
In realtà segue "Wring
on the round loosely",unico vero brano
vocale del disco, cantato da un nipotino di Bob
Wyatt carezzato dai tocchi del trio, prima di
decollare in una improvvisazione (?) elettronica
e quindi in uno sviluppo pseudo jazzato in puro
stile Canterbury.
"Nearch" è
una sballata tiritera per trio, fiati e
percussioni a metà tra Brecht, Stockausen ed..
Henry Cow. Un pezzo che termina con.. due colpi
di tosse e poi tace per sempre!
Gli ultimi
bagliori elettrici si vanno spegnendo. Con il
loro secondo Wind quartet malinconico e
quasi elegiaco gli Egg si riconsegnano al
silenzio.. presto dimenticati.
Ma non da "Spaghettitaliani"
che li ha riascoltati per voi.
Mario Corsini |