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Frank you, thank!

Tributo italiano a Frank Zappa

 

Vol. 1

Vol. 2


 

La recensione

di Mario Corsini

12/03/2004

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E' ormai una storia pluridecennale ed articolata quella delle compilations-tributo a questo o a quell'autore di area rock, pop o jazz. Continuano ad uscirne tante non sempre necessarie ed opportune. Ci proviamo anche in Italia attraverso una iniziativa di Emiliano Di Castro (giornalista e conduttore di Rai Stereonotte) con la produzione di Ernesto De Pascale, Sergio Salaorni, con i due volumi (il primo del '99, il secondo da poco pubblicato) che fanno omaggio all'arte e alla figura di Frank Zappa. In questo genere di iniziative spesso l'intento non è solo quello di riprodurre "covers", semmai di trarre dagli originali spunti per rielaborazioni stilistiche talora radicali. Così musiche "serie" sono state parodiate in chiave rocchettara o pop o all'inverso si è data una veste "culturale" a semplici canzoni "plebee". Altre volte il tributo è stato "commosso e partecipativo", altre ancora "irridente"! Il vecchio caro Zappa amava questo genere di cose: gli ultimi anni della sua carriera furono praticamente un tributo a se stesso! Spesso ha ripreso temi dei suoi primi dischi reinterpretandoli ora in "high fidelity", ora parodiandoli, ora riproponendoli in arrangiamento sinfonico, ora omaggiando i suoi idoli di gioventù (per tutti valga il nome di Edgar Varese, compositore del 900 di cui Zappa si considerava un allievo), ora sistematizzando la sua musica in cicli (i vari "Joe's gara ge", le varie "Shut up 'n' play yer guitar" e "You can't do that on stage anymore"..). In generale tutta la musica oggetto di studio dei devoti "Zappologi" è un "pastiche" che spazia dalla canzoncina pop al rock più o meno duro, al jazz, al collage surreale fino alla composizione sinfonica.

Un omaggio alla sua musica è quindi un rompicapo quasi inestricabile per artisti e produttori. Nella fattispecie la saga "Frank you, thank" è uno spettacolo itinerante (lo abbiamo ascoltato tempo fa su Radio RAI..), un progetto "in progress" (si aspetta un volume III), un'opera divisa in capitoli con diversa caratterizzazione. Il primo capitolo ha visto prevalere la produzione di "covers" abbastanza fedeli agli originali, con una certa preferenza per la celebrazione dello stile chitarristico Zappiano. Prevale la riproposizione dei più famosi "sfottò" Zappiani: quello alla TV (quanto attuale!) di "I'm the slime" (La Macchina Ossuta), quello vocale di Captain Beefheart in "Tryin' to grow a chin" e "Willie the pimp" (con un Ernesto De Pascale che si fa "Cuore di bue-Beefheart" con la complicità di un megafono..). Ed ancora c'è la presa in giro degli hippies rincoglioniti in "Hungry freaks, daddy" (Zeta Boom) e quella dei discotecari ("Dancin' fool" riproposta da Capitano Elica) e quella delle canzonette che più cretine non si può (Zappa riuscì a coniugare genio e cretinaggine!), sino all'apoteosi di "Duke of prunes" grande già dal titolo!

Una citazione a parte merita "America drinks and goes home". L'originale era un delirante collage esplicitamente feroce verso l'America edonista-etilista-fascista. La Riccardo Fassi Tankio Band evita di riprodurlo come tale (impossibile!) ma ne raccoglie l'essenza jazzistica insita nel bellissimo stravolto tema armonico.

Il II volume, come specificato dalle note di copertina, preferisce sviluppare e reinterpretare i temi Zappiani. Lo fa tre volte per quanto riguarda il tema forse più famoso e celebrato dello Zappa compositore: "King Kong"; nella versione cameristica di Harmonia Ensemble con empito "Stravinskyano". Con l'elegante duo Violoncello-Violino di Penazzi-Coen insieme a "Little umbrellas" e "Minuetto grazioso". La terza versione è quella dei Fast & Bulbous Jelly che ripropone quasi nota per nota le "King Kong Variations" presenti nell'album del 1969 "Uncle meat". Altrettanto gustosa è "Help, i'm a rock/Sleeping in a jar" nella riproposizione devota di Sandro Oliva & the blue Pampurio's Extravaganza impreziosita dalla partecipazione di una delle "Mothers" originarie, quel Jimmy Carl Black, "L'indiano del gruppo", qui impegnato con gli altri a riprodurre "suinamente" uno dei più famosi collages Zappiani della prima ora.

In questo secondo capitolo c'è forse più fantasia e meno riproposizione ma sempre fedeltà alla follia Zappiana, sino al punto da inventarsi uno Zappa stile "Barbagia-Launeddas-Porcu" nella "Blessed Relief" di Sandro Fresi. Ancora c'è lo Zappa "campionato" di Left Mule Sindacate in "Lucille had messed my mind up" (nessuno scandalo: il vecchio Frank l'aveva già fatto secoli prima in "Jazz from hell"!). C'è lo Zappa suonato dai "sampled pianos" di Pierluigi Castellano che ne rilucida uno dei più bei temi ("Ay be sea"). Ed ancora lo Zappa per ance, quello per chitarroni e quello che "più Zappiano non si può!".

In conclusione si tratta di una insalata con cento ingredienti (un po' come questa recensione..) che però si mantiene abbastanza "digeribile"!

Con una raccomandazione indispensabile:

"RIASCOLTARE GLI ORIGINALI!!"

Mario Corsini


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