Sono marito e
moglie, entrambi non vedenti, sono nati nel Mali
ed oggi vivono tra Parigi e l'Africa.
Il loro afro-funk
ha fatto innamorare Manu Chao, che ha voluto
collaborare con loro e produrli.
Dopo la recente
partecipazione al Festivalbar
AMADOU & MARIAM
presentano dal
vivo il loro ultimo disco
"Dimanche
A Bamako"
prodotto da Manu
Chao
07/07/05 - GENOVA - Goa Boa Festival
11/07/05 -
MILANO - Villa Arconati
12/07/05 - ROMA
- Villa Ada
13/07/05 -
AREZZO - Arezzo Wave
Oggi vivono tra il
Mali e Parigi. Hanno alle spalle tre album per
la Universal mentre recentemente, sono stati i
primi artisti ad aver firmato per la Because
Records, l'etichetta fondata soltanto quattro
mesi fa da Emmanuel De Buretel, ex CEO Europeo
della EMI.
Amadou & Mariam
hanno Pubblicato in Francia lo scorso 9 Novembre
“Dimanche A Bamako”, album che vede la
partecipazione straordinaria di Manu Chao, in
molti brani anche in veste di produttore. Da
settimane staziona nei Top 20 degli album più
venduti in Francia ed in Italia è uscito il 10
Giugno. L'album è stato preceduto dal singolo
“La Realitè”, pubblicato il 27 Maggio. Dopo i
pareri positivi di media e pubblico hanno
partecipato ad una puntata del Festivalbar. Ora
finalmente arrivano in Italia per presentare la
loro musica, fatta di amore, amicizie e piccole
grandi storie.
BIOGRAFIA
Amadou & Mariam è,
soprattutto, una storia d’amore. Amadou Bagayoko
e Mariam Doumbia sono due musicisti non vedenti
del Mali, da vent'anni marito e moglie. Amadou è
considerato uno dei chitarristi più popolari ed
influenti del continente africano mentre Mariam
è una cantante nata. Si incontrano 25 anni fa
all’Istituto per Giovani Ciechi di Mali e da
allora intraprendono insieme un lungo viaggio,
sia nella vita di tutti i giorni sia sul
palcoscenico.
Amadou Bagayoko è
un musicista conosce una certa notorietà negli
anni Settanta, il periodo del proclama
dell’indipendenza, il periodo in cui il Mali
esplode e rifiorisce di idee di ogni genere.
Prende parte a molte avventure musicali, tra le
quali quella con gli Ambassadors, il più famoso
gruppo dell’Africa Occidentale, zona in cui
Amadou vive per quasi sei anni. Mariam Doumbia
cresce ascoltando la radio del padre, imparando
ad utilizzare la sua voce e cantando nei
festival folcloristici che fanno parte della
vita di ogni giorno nel Mali.
Tra Amadou, il
fratello funky, e Mariam, la sorella soul, sta
la musica: una guida che ha permesso loro di
superare le avversità di una vita trascorsa
nella notte eterna, in una zona del mondo
economicamente disastrata. Negli anni Ottanta la
coppia si trasferisce ad Abidjan; è allora che
diventano famosi grazie alle registrazioni che
oggi si possono ascoltare in tutta quella zona.
È l’inizio di un successo che non deve nulla al
caso, in cui il duro lavoro alla fine è
ripagato.
Amadou e Mariam
diventano felici genitori e si trasferiscono in
Francia, dove cantano un motivetto che in breve
li rende famosi anche lì: « Je t'aime mon amour,
ma chérie..». Dal 1998 hanno infatti intrapreso
diversi tour, sia in Francia sia negli Stati
Uniti. Con alle spalle la pubblicazione di tre
album e centinaia di concerti, Amadou & Mariam
sono riusciti ad imporre il loro nome con
estrema naturalezza, senza imposizioni. La
coppia indistruttibile oggi, in "M’Bifé" - la
dolcissima canzone che apre e chiude l’album -
canta ancora: « Chérie, je t'aime jusqu'à la
mort ».
Amadou & Mariam è
anche una storia di amicizia. "Siamo sempre
molto aperti a sperimentare con altri, sempre
pronti ad incontrare nuove persone. È un
processo necessario per creare.” Amadou ha fatto
tesoro delle lezioni delle grandi orchestre
degli anni Settanta a geometria e geografia
variabile. Disegna musica con questa fonte
d’ispirazione inesauribile, nonostante sia
sempre aperto ad incontrare nuovi amici,
incontrati durante i tour in Francia e non solo.
È difficile elencare gli ospiti che hanno
partecipato a tutti i loro dischi, che si sono
uniti a loro sul palco, con cui hanno incrociato
le strade per la durata di una canzone: i
Sergente Garcia, -M-, Hamid El Kasri,
Jean-Philippe Rikiel, Moriba Koité... Musicisti
di culture diverse riuniti per il dio del ritmo,
sedotti delle capacità cantautoriali di Amadou &
Mariam.
Di amicizia essi
parlano spesso nelle loro canzoni. È una base
solida, un vaccino contro tutte le malattie.
Come loro stessi dichiarano: "Per favore fate
che non ci sia discordia tra noi...". "Dimanche
à Bamako” è una storia di emozioni condivise.
Con Cheik-Tidiane Seck, loro fedele amico da più
di trent’anni ed eclettico tastierista di molte
avventure panafricane; con Jimmy Bouba, il
bassista cieco e la classe fatta a persona con
la sua figura imponente e la sua camminata
dinoccolata; con Tiken Jah Fakoly, il cantante
reggae arrabbiato, vicino di casa della Costa
d’Avorio, ora rifugiato a Bamako; con Mamadou,
il ragazzino "presto famoso”... E con tutti gli
altri.
A questo nuovo capitolo della carriera di Amadou
& Mariam partecipa anche Manu Chao, che
s’innamora di una canzone del loro album
precedente - “Chauffeurs”, un brano afro-funk
che potrebbe far ballare anche un paralitico -
mentre guida sull’autostrada intorno a Parigi.
Una volta incontrata la coppia, decide di
sedersi dietro alla console dello studio e far
loro da produttore. La cosa non gli impedisce di
unirsi a loro davanti ai microfoni in molte
delle canzoni dell’album.
Amadou & Mariam è
infine una storia di storie - piccole e grandi -
raccontate a voce o per mezzo della musica.
Quelle del leggendario "Coulibaly", per
ricordare i grandi momenti dell’impero da quando
non esiste più, quelle della vita di tutti i
giorni, trascorsi a bordo di un taxi a Bamako,
quelle che celebrano le feste al villaggio,
quelle che danno il titolo all’album, quelle che
sottolineano l’importanza dei grandi archi e dei
piccoli tamburi.
In quest’album, come nel precedente, Amadou &
Mariam si rendono testimoni del loro tempo,
occupandosi di questioni sociali: condannando
quella politica che “richiede sangue, lacrime,
ignoranza, bugie, vite innocenti…”,
stigmatizzando la dura realtà ("Réalité") di un
mondo troppo in bianco e nero, citando i
problemi di un popolo distrutto in "Senegal
Fast-Food", cantando i pregi della “pace” e
sostenendo la "solidarietà tra le genti", quella
del Mali, la popolazione della Costa d’Avorio,
quella Burkinese, i Mauritaniani, i Senegalesi,
i Guineani, i Ghaniani. Al di là di queste
parole c'è la loro musica, che finisce per
essere il rimedio migliore a tutti questi mali:
una musica fatta di scambi, senza confini e
barriere, con il cuore aperto alle novità e le
orecchie attente alle tradizioni.
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