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The Story is in the Soil, Keep Your Ear to the Ground

Bright Eyes

 

I

THE BIG PICTURE

II

METHOD ACTING

III

FALSE ADVERTISING

IV

YOU WILL. YOU? WILL. YOU? WILL. YOU? WILL

V

LOVER I DON'T HAVE TO LOVE

VI

BOWL OF ORANGES

VII

DON'T KNOW WHEN BUT A DAY IS GONNA COME

VIII

NOTHING GETS CROSSED OUT

IX

MAKE WAR

X

WASTE OF PAINT

XI

FROM A BALANCE BEAM

XII

LAURA LAURENT

XIII

LET'S NOT SHIT OURSELVES (TO LOVE AND TO BE LOVED)

 

Prodotto da: 2002 Wichita Recordings

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La recensione

di Mario Corsini

06/12/2003

 

Non avrei mai conosciuto Conor Oberst ed i suoi Bright Eyes se non fosse stato per l'intuito, direi l'ispirazione di mia moglie Sara che ha scovato questo CD tra gli scaffali di un music shop norvegese(!). "Ti faccio sentire qualcosa.." mi ha detto. E così mi sono trovato tra le mani una singolare confezione a metà tra un CD ed un libro, con tanto di capitoli numerati in cifre romane su finta carta ingiallita, con una copertina "finto telata" con al centro una minuscola "finta pittura" gremita di omini di pezza in fuga tra i rami di un albero di una "pseudo foresta incantata", dall'assalto di animaletti feroci, non si capisce se sono leoni, faine, orsi bianchi, triceratopi o che altro non saprei..

Inserito il Cd nel lettore al posto della musica ho sentito rumori strani, come se mi trovassi al centro di una strada di qualche città, tra portiere di auto che sbattono, chiacchere indifferenti di passanti, motociclette che transitano e quant'altro.. più indefinibile di tutte quella voce un po' metallica, tesa come una corda d'acciaio, accompagnata da una chitarra singhiozzante nel chiasso di quella strada e da una esitante controvoce femminile diluita qua e la tra le note.. Mi accorgo allora che il testo della canzone coincide con il primo capitolo dello pseudo libro: un testo torrenziale senza rime baciate, che però segue miracolosamente le curve della urticante melodia, intensa come una folk ballad, scritta da un Dylan ridisceso sulla terra dopo un viaggio su Marte durato 30 anni!

Ma è solo l'inizio: il primo capitolo termina in un'orgia di suoni, tra violini disorientati, voci angeliche, solchi gracchianti di un vecchio 33 giri e poi ancora quella voce, stavolta incorniciata da un intero gruppo epicamente "old fashioned".

E' solo la continuazione di quell'inizio che non vorrà mai decidersi ad esitare un qualsiasi tipo di fine, e procederà tra singulti disperati ed esplosioni orchestrali per altri dodici capitoli. Tra questi mi parrà di riconoscere Bowie-Ziggy Stardust e Lennon a braccetto in "False advertising", altri sosia di Dylan qua e là, o l'essenzialità perfetta di "YOU WILL. YOU? WILL. YOU? WILL. YOU? WILL", o ancora l'assoluta bellezza della disperazione in "I don't know what but a day gonna come".

Non posso descriverli tutti e tredici i brani di "Lifted.." uno pseudo libro va letto e ascoltato capitolo per capitolo, magari raccogliendo l'invito contenuto nel suo titolo di aiutarsi "poggiando l'orecchio per terra..". Posso solo comunicarvi la sensazione di straniamento e di indefinibilità che si spande tra i solchi. Sembra un lavoro per chitarra e voce o poco più, ma leggendo tra le note ci si accorge della presenza di una schiera di organisti, trombettisti, clarinettisti, rockers, flautisti ed arrangiatori vari. Che anzi,come ho letto si esibiscono in questo disco testualmente "The choir, The country choir, The drunk choir". Ed ancora che Conor Oberst, oltre ad avere solamente 24 anni, ad essere del Nebraska USA, incide come Bright Eyes, come "Desperados" ed in un'altra mezza dozzina di formazioni satellite.. Che in Italia nessuno, a quanto mi risulta, l'ha mai sentito nominare ma che in quel music shop norvegese i suoi dischi ci sono tutti.. non saprei in quale settore.

GRAZIE SARA!

Mario Corsini