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La
recensione
di
Mario Corsini
06/12/2003 |
Non avrei mai conosciuto Conor Oberst ed i suoi
Bright Eyes se non fosse stato per l'intuito, direi l'ispirazione di mia moglie
Sara che ha scovato questo CD tra gli scaffali di un music shop norvegese(!). "Ti
faccio sentire qualcosa.." mi ha detto. E così mi sono trovato tra le mani
una singolare confezione a metà tra un CD ed un libro, con tanto di capitoli
numerati in cifre romane su finta carta ingiallita, con una copertina "finto
telata" con al centro una minuscola "finta pittura" gremita di omini di pezza in
fuga tra i rami di un albero di una "pseudo foresta incantata", dall'assalto di
animaletti feroci, non si capisce se sono leoni, faine, orsi bianchi,
triceratopi o che altro non saprei..
Inserito il Cd
nel lettore al posto della musica ho sentito rumori strani, come se mi trovassi
al centro di una strada di qualche città, tra portiere di auto che sbattono,
chiacchere indifferenti di passanti, motociclette che transitano e quant'altro..
più indefinibile di tutte quella voce un po' metallica, tesa come una corda
d'acciaio, accompagnata da una chitarra singhiozzante nel chiasso di quella
strada e da una esitante controvoce femminile diluita qua e la tra le note.. Mi
accorgo allora che il testo della canzone coincide con il primo capitolo dello
pseudo libro: un testo torrenziale senza rime baciate, che però segue
miracolosamente le curve della urticante melodia, intensa come una folk ballad,
scritta da un Dylan ridisceso sulla terra dopo un viaggio su Marte durato 30
anni!
Ma è solo
l'inizio: il primo capitolo termina in un'orgia di suoni, tra violini
disorientati, voci angeliche, solchi gracchianti di un vecchio 33 giri e poi
ancora quella voce, stavolta incorniciata da un intero gruppo epicamente "old
fashioned".
E' solo la
continuazione di quell'inizio che non vorrà mai decidersi ad esitare un
qualsiasi tipo di fine, e procederà tra singulti disperati ed esplosioni
orchestrali per altri dodici capitoli. Tra questi mi parrà di riconoscere
Bowie-Ziggy Stardust e Lennon a braccetto in "False advertising", altri sosia di
Dylan qua e là, o l'essenzialità perfetta di "YOU WILL. YOU? WILL. YOU? WILL.
YOU? WILL", o ancora l'assoluta bellezza della disperazione in "I don't know
what but a day gonna come".
Non posso
descriverli tutti e tredici i brani di "Lifted.." uno pseudo libro va letto e
ascoltato capitolo per capitolo, magari raccogliendo l'invito contenuto nel suo
titolo di aiutarsi "poggiando l'orecchio per terra..". Posso solo comunicarvi la
sensazione di straniamento e di indefinibilità che si spande tra i solchi.
Sembra un lavoro per chitarra e voce o poco più, ma leggendo tra le note ci si
accorge della presenza di una schiera di organisti, trombettisti, clarinettisti,
rockers, flautisti ed arrangiatori vari. Che anzi,come ho letto si esibiscono in
questo disco testualmente "The choir, The country choir, The drunk choir". Ed
ancora che Conor Oberst, oltre ad avere solamente 24 anni, ad essere del
Nebraska USA, incide come Bright Eyes, come "Desperados" ed in un'altra mezza
dozzina di formazioni satellite.. Che in Italia nessuno, a quanto mi risulta,
l'ha mai sentito nominare ma che in quel music shop norvegese i suoi dischi ci
sono tutti.. non saprei in quale settore.
GRAZIE SARA!
Mario Corsini |