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La
recensione
di
Marco Meschis
05/12/2003 |
Un singolo, diversi ambienti sonori, una sola
anima
Si dovrebbe prendere esempio da lei, dal suo nuovo singolo, il 3° estratto dal
suo ultimo album DOVE SEI TU uscito il 4 Aprile 2003.
La maggior parte
dei cantanti che pubblicano cd-singoli con appena 2 tracce, dovrebbero prendere
esempio da INVISIBILE. Nel disco si trovano ben 5 tracce: il pezzo “INVISIBILE”
in tre versioni diverse, ma molto interessanti, una cover e precisamente "Wuthering
heights" di Kate Bush e Salti nell’aria, altro pezzo contenuto in DOVE SEI TU
registrato durante un suo concerto e presentato con un arrangiamento scarno ma
coinvolgente.
Come detto
sopra, di Invisibile si trovano tre versioni con tre ambientazioni sonore
diverse. La “radio edit” è caratterizzata da un arrangiamento molto lineare con
pochi cambiamenti di ritmo e con una interpretazione sottile e delicata della
Donà. La chicca tra le tre versioni è la “robot edit”. L’ambientazione è
suggestiva, quasi ipnotica. I suoni artificiali introdotti da Boosta dei
Subsonica con il suo arrangiamento, si vanno ad inserire sia al posto delle
sonorità acustiche (che caratterizzano sia la “radio edit” che la “album edit”)
sia anche nella voce stessa di Cristina Donà che a volte si mescola con i suoni
dell’arrangiamento stesso.
L’ottima ed
elegante interpretazione di un pezzo non facile come quello di Kate Bush,
Wuthering heights, conferma le grandi capacità vocali di questa cantante che non
vuole somigliare a nessuno fuorché a lei stessa, alla sua anima. Questo lo si
nota ancora di più continuando ad ascoltare il singolo ed arrivando a Salti
nell’aria.
Sia con quest’ultimo
brano che con Invisibile, Cristina conferma la sua continua ricerca musicale con
suoni nuovi, melodie nuove, mai banali. Al contrario di semplici conclusioni,
Cristina Donà ha scritto ed interpretato liriche e musiche molto suggestive ed
ispirate. Abbinati a questa sua continua ricerca musicale, ha realizzato un
prodotto che rispetto a suoi colleghi/e più famosi/e non ha niente da invidiare.
Marco Meschis |