Data evento: dal 13-03-2018 al 18-03-2018
Una delle ultime sere di Carnovale
di Carlo Goldoni con la regia di Beppe Navello
Una commedia del settecento di sorprendente attualità sul tema dell'emigrazione intellettuale Una storia antica eppure contemporanea
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Una delle ultime sere di Carnovale - la commedia di Carlo Goldoni del 1762 che il TPE/Teatro Piemonte Europa presenta dal 13 al 18 marzo al Teatro Mercadante nella messa in scena firmata da Beppe Navello - costituisce per il regista piemontese "la terza tappa di un'ideale trilogia civile che, dopo l'Alfieri de Il divorzio e il Marivaux de Il Trionfo del Dio Denaro, attraverso i toni irriverenti della commedia settecentesca, ha l'ambizione probabilmente ingenua "di proporre umili pause di riflessione civile a un paese troppo affannosamente confuso nella propria contemporaneità". "E' il momento - chiarisce Navello - di un'altra perdurante ragione di ansia collettiva, che dopo tre secoli riappare puntuale nel dibattito pubblico italiano: quello della cosiddetta "fuga dei cervelli", che vede i giovani costretti dall'indifferenza del mondo dei padri, a portare altrove, lontano, la loro voglia di lavorare per il futuro".
In scena una numerosissima compagnia di giovani interpreti alle prese coi tanti straordinari personaggi della storia, a partire da Sior Anzoletto nella cui vicenda Goldoni sembra si sia voluto rispecchiare. Si tratta degli attori Antonio Sarasso, Maria Alberta Navello, Alberto Onofrietti, Diego Casalis, Daria-Pascal Attolini, Andrea Romero, Marcella Favilla, Giuseppe Nitti, Eleni Molos, Erika Urban, Alessandro Meringolo, Geneviéve Rey-Penchenat, Matteo Romoli.
Le scene e i costumi sono di Luigi Perego; le musiche di Germano Mazzocchetti; le luci di Gigi Saccomandi; le coreografie di Federica Pozzo. La produzione è di TPE-Teatro Piemonte Europa, con il contributo straordinario di Fondazione CRT.
Dice Goldoni nella premessa a questa sua fortunata commedia di aver voluto raccontare una "metafora" autobiografica: in procinto di partire per la Francia, nel 1762, per sfuggire alle invidie e alle critiche che la sua riforma teatrale suscitava, ha pensato come propria la storia di Anzoletto, disegnatore di stoffe veneziano deciso a portare in Moscovia la sua creatività, anche lui disgustato dalle difficoltà di lavorare in patria. Il tutto attraverso il dipanarsi di una delle tante sere della vita, tra discorsi fatti di nulla, tra il balenare di umori umanamente riconoscibili, tra una partita a carte e una cena tra amici, tra i gesti, le risate e le malinconie attraverso le quali, senza che ce ne accorgiamo, si compiono scelte decisive e irreversibili. Una lingua perfetta e vivace, straniera come il veneziano di trecento anni fa ma facilissima da capire perché diventa quella universale del migliore palcoscenico, ci coinvolge in un'irresistibile condivisione poetica.
«Chi - sottolinea Navello - meglio di una compagnia di giovani attori come quella cresciuta in questi anni al TPE potrebbe portare in scena con altrettanta passione questa storia antica eppure contemporanea?»
L'allestimento scenografico utilizza le riproduzioni di due opere di Canaletto dalle collezioni Intesa Sanpaolo.