EDOARDO BENNATO
Il cortile di
Bagnoli, alla periferia di Napoli. È il classico
cortile di periferia, in un’area, quella dei
Campi Flegrei, dotata di immense ricchezze
termali, archeologiche e paesaggistiche; tanto
verde e persino un’isoletta, Nisida, congiunta
alla terraferma attraverso un pontile
artificiale. Ma anche con un’aria tossica, un
cielo innaturale e il mare malato. La grande
fabbrica, l’Italsider, ha inquinato l’ambiente
rendendolo insano, desolato ed equivoco come
quello di una metropoli disfatta dalle guerre
industriali.
Quel cortile fu il primo palcoscenico di
Edoardo.
È stata la madre
ad assecondare le attitudini musicali di
Edoardo, Eugenio e Giorgio mandandoli a lezione
da un maestro di fisarmonica un giorno d’estate.
In quel periodo –
nel cuore degli anni Sessanta – alla melodia
napoletana dei vari Sergio Bruni e Mario Abbate,
Edoardo preferiva i suoni della nuova America
come un ragazzo di New York, Londra o Milano. Il
juke-box eccitava la sua fantasia. Elvis, Paul
Anka e Neil Sedaka i suoi idoli.
Era il 1970,
l’anno in cui furono pubblicati i primi due 45
giri di Edoardo: “Marylou” e “1941”. Seguì, dopo
una decina di mesi, il terzo, “Goodbye
Copenaghen”, tutti incisi per la Numero Uno. Nel
1973 pubblicò il suo primo album “Non farti
cadere le braccia” con la produzione di Sandro
Colombini: in un primo momento, l’album doveva
chiamarsi “L’ultimo fiammifero”, perché la
copertina riproduceva una scatola di Minerva con
un solo cerino. Alla realizzazione dell’album
parteciparono, fra gli altri, Roberto De Simone,
il fratello Eugenio e Patrizio Trampetti, che in
quello stesso periodo stavano lavorando al
progetto della Nuova Compagnia di Canto
Popolare.
Nel 1974 Edoardo
realizzò un altro album, “I buoni e i cattivi”,
perfettamente in sintonia con il clima che si
stava instaurando. Il nuovo disco ironizzava
beffardamente sulla cultura manichea del
perbenismo borghese. Chi sono i buoni? Chi sono
i cattivi?
Emblematica la
copertina dell’album che raffigura due
misteriosi gendarmi vicendevolmente ammanettati:
pochi sanno che i due erano Raffaele Cascone e
lo stesso Edoardo.
Preceduto dal
singolo “Meno male che adesso non c’è Nerone”,
uscì nella tarda primavera del ’75, il terzo
ellepì intitolato “Io che non sono l’Imperatore”
un altro concept-album. Edoardo sbeffeggia i
potenti prendendo di mira perfino il Papa Paolo
VI a cui dedica un brano “Affacciati,
affacciati” registrato dal vivo alla Bocconi di
Milano durante un concerto gratuito organizzato
dal movimento studentesco.
Grande interesse
suscitò la copertina del disco, che riportava il
progetto di Edoardo sulla metropolitana
napoletana messo a confronto con quello del
Piano Regolatore predisposto dal Comune di
Napoli.
Sulla copertina
dell’album “La Torre di Babele” del 1976,
invece, è raffigurata un’impalcatura composta da
un centinaio di soldatini, ognuno appartenente a
un periodo storico: dall’uomo primitivo armato
di clava fino all’astronauta. La Torre, che
nella Genesi rappresenta la massima espressione
dell’orgoglio umano, diventa, nel certosino
disegno di Edoardo, un emblematico monumento
alla guerra e alla violenza perpetrata nei
secoli dall’uomo contro la natura e i suoi
simili. Intorno a questo tema ruotano i nove
brani dell’album: da “Viva la guerra” a “Franz è
il mio nome”, da “Quante brave persone” a
“Venderò”. Ma in quest’album Edoardo ironizzava
anche su se stesso nel brano “Cantautore”.
Sempre nel 1976,
Edoardo suonò per la prima volta al Montreux
Jazz Festival (ci tornerà nel 1992 con i Blue
Stuff sotto le mentite spoglie di Joe Sarnataro).
Successivamente fu impegnato nel primo tour
europeo, che fu preparato dalla diffusione delle
versioni in inglese di “Cantautore” e “La torre
di Babele”, diventate rispettivamente
“Rock’n’roll Hero” e “Tower of Babel”.
Ed eccoci al 1977,
l’anno di “Burattino senza fili”, un lavoro
discografico che costituisce la sintesi di tutto
quanto maturato negli anni precedenti. La favola
(di Pinocchio) diventa un mezzo assai efficace
per parlare alla gente semplificando i discorsi,
rendendoli didascalici, senza apparire saccenti
come il grillo parlante. In questa chiave
Mangiafuoco è il potere, che appena nasci ti
lega ai suoi fili e ti governa a suo piacimento.
Il gatto e la volpe sono i suoi consapevoli o
inconsapevoli servi.
In una mattinata
di metà marzo del 1980 un colossale TIR con
targa belga si fermò davanti allo stabilimento
milanese della Ricordi e tra lo stupore generale
furono scaricati quintali di casse contenenti le
200 mila copie di “Uffà, Uffà”, il nuovo album
di Edoardo Bennato.
I “Supercritici”
si scatenarono: considerata la lunga assenza dal
mercato, durata circa tre anni, il nuovo disco
sembrava povero-povero, senza contenuti, quasi
raffazzonato.
Brano come “Li
belli gladioli”, una specie di salmo cantato in
un allucinante stile chiesastico, o “Sei come un
juke-box” provocarono disorientamento. Altri
sembravano assolutamente ermetici come “Avete
capito o no”, un blues in cui Edoardo cantava
anche: “Ma dove sta scritto? Ma chi l’ha deciso.
È una regola, è una convenzione. Si era sempre
fatto uno per volta… ah … e invece a me piace
due per volta…”.
I giornali,
intanto, annunciavano la notizia secondo la
quale Edoardo avrebbe presentato l’ultimo album
nel corso del programma televisivo Variety. E
così fu.
A un certo punto
della seguitissima trasmissione, viene
annunciata la presentazione dell’ultimo disco di
Bennato. All’annuncio, Edoardo e la sua band
attaccarono a cantare “Ciurma!… Questo silenzio
cos’è? Sveglia!… Tutti a rapporto da me… Spugna!
Pendaglio da forca…possibile che nessuno si
muove. Sono o non sono il comandante di questa
lurida nave…Sono o non sono Capitan Uncino”…
Sbigottimento
generale, confusione generale. Edoardo stava
effettivamente presentando il suo ultimo disco,
ma non era “Uffà, Uffà” bensì “Sono solo
canzonette”.
Con i due dischi,
“Uffà, Uffà” e “Sono solo canzonette”, Edoardo
riuscì a vendere quasi un milione di copie,
rimanendo al primo posto delle classifiche per
molte settimane.
L’immensa
popolarità di Edoardo fu misurata durante una
tourneè trionfale che, primo fra gli italiani,
lo vide approdare allo stadio S.Siro di Milano
per un memorabile concerto davanti a 70 mila
persone e che successivamente lo portò di nuovo
in Europa, con gli entusiasmanti concerti all’Hallenstadium
di Zurigo e al Prater di Vienna.
Nel 1983 arriva
l’accoppiata ellepì + mix “E’ arrivato un
bastimento”, album questa volta ispirato alla
favola del Pifferaio magico e prodotto da
Garland Geffreys, che missa l’album al Power
Station di New York.
Un anno dopo viene
pubblicato il primo live intitolato “È goal”
come l’omonimo pezzo che diventa la sigla della
popolare trasmissione televisiva “La domenica
sportiva”.
L’anno successivo,
siamo nel 1985, porta la pubblicazione di “Kaiwanna”,
che segna una svolta nella carriera di Edoardo,
che si spinge decisamente verso l’elettronica.
“O.K. Italia” è il
titolo dell’album pubblicato nel 1987, un disco
che racconta una realtà nazionale in apparente
espansione economica, ma in forte crisi di
valori. Nell’album è contenuto il brano “La
città obliqua”, che ancora porta Edoardo,
laureato in architettura, a parlare della sua
Napoli. Dal cd sono tratti due videoclip; segue
una lunga stagione di concerti che propiziano
l’uscita del secondo disco live dal titolo
“Edoardo” ed un longform video che ne immortala
il successo.
A chiusura di
quest’anno particolarmente proficuo, Edoardo
suona all’Apollo Theater nel cuore di Harlem a
New York.
L’amore per il
rock’n’roll impregna l’album del 1989 “Abbi
dubbi”: “W la mamma” è il brano più noto,
essendo rimasto in classifica per quattordici
settimane, ma in cui spiccano per contenuto e
forma brani come “ZEN”, “Vendo Bagnoli”, “La
chitarra” e “Abbi dubbi”.
L’anno successivo
è quello dei mondiali di calcio di “italia 90”
ed Edoardo, da sempre calciatore praticante,
vive l’evento da protagonista incidendo con
Gianna Nannini la sigla del campionato
“Un’estate italiana”. Il 45 giri resta in testa
alle classifiche per quattro mesi e fa il giro
del mondo.
Nello stesso anno viene pubblicata la raccolta
“Rinnegato”, un album in cui Edoardo ripropone
molti brani del suo ormai consistente repertorio
in chiave rigorosamente unplugged e precorrendo
ancora una volta le tendenze future.
A dodici anni di
distanza Edoardo pubblica ancora una volta due
album nello stesso anno. Questa volta però la
sorpresa sta nel fatto che il primo dei due cd
viene pubblicato sotto lo pseudonimo di Joe
Sarnataro. Esce così “È asciuto pazzo ‘o
padrone”, nel quale Edoardo è accompagnato dai
Blue Stuff, poderosa blues band napoletana. I
brani, tutti cantati in napoletano, parlano
ancora di Napoli, dei suoi problemi, della sua
lasciva classe dirigente e della rassegnazione
della sua gente. Quando l’album viene pubblicato
nessuno pensa che brani come “Sotto viale
Augusto”, “‘Obilloco l’acqua” e “Vutammo pe’ te”
di li a poco diventeranno di stringente
attualità a seguito della Tangentopoli
napoletana.
Dopo poche
settimane viene pubblicato anche “Il paese dei
balocchi”, in cui spiccano brani come “Se non ci
fosse lei” e “Tutto sbagliato baby”, oltre a
presenze musicali di peso come quella di Bo
Diddley, un altro grande bluesman americano che
ha suonato con Edoardo, così come avevano fatto
in passato B.B. King e Jeff Healey.
Nel 1993 viene
pubblicato il video-album antologico “Persone
Pulite”, dal titolo ironico che ben si ricollega
all’attualità della tangentopoli italiana.
L’anno dopo arriva
“Se son rose fioriranno” una grande produzione
discografica che vede la collaborazione di Guido
Elmi come produttore artistico e di due grandi
musicisti come Kenny Aronoff e Steve Farris, che
conferiscono all’album una gradevole atmosfera
dove le ballate acustiche come “Milano” e “La
fiera dei buoni sentimenti” si fondono
perfettamente con il blues di altri brani come
“Meglio Topolino”.
Nel 1995 esce “Le
ragazze fanno grandi sogni”: è l’album più
sofferto di Edoardo, sicuramente uno dei più
belli. Dieci canzoni scritte di getto che sono
un omaggio al mondo femminile, canzoni che
ripercorrono territori onirici come “Afferrare
una stella” o la title-track “Le ragazze fanno
grandi sogni”, altre che esplorano i meandri
oscuri della pazzia come “Elogio alla follia” o
“Cerco il mio amore”. Un disco che esprime il
più classico fra i sentimenti ispiratori delle
canzoni di tutti i tempi: l’amore.
Dopo due anni di
intensa attività dal vivo con il quartetto
d’archi Solis String Quartet, nel 1996 nasce
“Quartetto d’Archi”, una raccolta di sedici
brani registrati e riarrangiati che evidenziano
la particolare adattabilità del repertorio
dell’artista in chiave classica.
Edoardo ha
realizzato un duetto speciale per i brani
“Troppo troppo” e “Tutti insieme lo denunciam”
con Katia Ricciarelli, la straordinaria voce
della lirica italiana. Un disco intenso che
regala piacevoli sensazioni ai cultori della
musica classica e rock.
Nel 1998 esce il
nuovo cd “Sbandato”: 12 brani più la traccia
interattiva CD-ROM in cui figurano le varie fasi
dell’evoluzione creativa, con divertenti filmati
in studio durante le registrazioni, effettuate
fra Napoli e l’Irlanda. Il suono del disco nasce
dalla fusione delle chitarre acustiche ed
elettriche con la solida ritmica di basso e
batteria. Niente tastiere, solo l’appoggio
sonoro degli archi dell’orchestra Scarlatti di
Napoli.
Testualmente
“Sbandato” si presenta come un concept album, un
disco che è come un musical: nel loro succedersi
le canzoni diventano tasselli che sviluppano due
temi. Il primo tema è quello della verità: ci
sono due verità, quella che ci rassicura e che
fa comodo a tutti e l’altra più difficile da
accettare.
Il secondo tema è
l’energia: il buon senso e l’istinto femminile
come unico punto di riferimento nella confusione
e nello sbandamento generale.
Il 29 settembre
2000 viene pubblicata “Sembra ieri - La prima
vera raccolta dei più grandi successi di Edoardo
Bennato”. Anticipato dal singolo “Si tratta
dell’amore”, il cd contiene tre brani inediti
(“Si tratta dell’amore”, “Sembra ieri”,
“Taraunta Tatà”) e quindici canzoni riviste e
riarrangiate, che raccontano la carriera di un
grande artista. I brani che compongono questo
cd, ripercorrono le più importanti tappe
artistiche di Edoardo Bennato: sono tutti
successi che fanno rivivere le emozioni e i
ricordi, come se fossero la colonna sonora degli
ultimi trent’anni.
Nel giugno 2001,
visto il successo di “Sembra ieri”, è stata
pubblicata “Afferrare una stella”, una nuova
raccolta che integra la precedente con altri 34
brani, tutti bellissimi, scritti da uno dei più
importanti cantautori italiani. “Afferrare una
stella” è stato uno dei successi dell’estate
2001, per diverse settimane ai primi posti della
classifica dei dischi più venduti. Nell'album
sono contenute tutte le canzoni degli spot TIM,
“Le ragazze fanno grandi sogni”, “L'isola che
non c'è”, “Fantasia”, “Ogni favola è un gioco”…
fino all'ultimo, in ordine di tempo, “Afferrare
una stella”. Un viaggio musicale splendido ed
emozionante corredato da un libretto di ben 32
pagine con uno stupendo fumetto disegnato da
Loredana Nicosia.
Il 2001 si rivela
un anno particolarmente impegnato per Edoardo
Bennato, infatti nell’inverno pubblica la
colonna sonora del film “Il Principe e il
Pirata” di Leonardo Pieraccioni, che come sempre
ha chiamato a comporre le musiche un artista
importante e famoso. Nella colonna sonora “Il
Principe e il Pirata”, oltre a “Puramente
Casuale”, brano portante nella parte finale del
film, altre canzoni rivestono un ruolo
importante della pellicola, tra queste
ricordiamo: “È stata tua la colpa”, “Tema di
Gimondi” (un brano suonato col kazoo vero
tormentone nel film) ed “Every Morning”.
Nel 2002 accadono
molte cose… Il cantautore rock partenopeo riceve
il Tribe Award come miglior colonna sonora per
le canzoni del film “Il Principe e il Pirata” e
inizia a collaborare con il quartetto d’archi
Quartetto Flegreo, avvalendosi della loro
collaborazione soprattutto nei concerti dalle
atmosfere acustiche più classiche. In seguito,
incide la canzone “Mascalzone Latino” dedicata
al varo dell’omonima imbarcazione che partecipa
alla Coppa America di vela ad Auckland (Nuova
Zelanda): questo brano è stato cantato in un
unico concerto e mai registrato su disco.
Sempre nel 2002, i
Velvet incidono la cover di “Una settimana, un
giorno” con la partecipazione vocale dello
stesso Edoardo, che suona anche l’armonica.
Infine Bennato scrive la canzone “Lo stelliere”
(colui che accende le stelle) e partecipa come
autore al 45° Zecchino d’Oro, aggiudicandosi il
premio “G d’Oro” assegnato ogni anno da “Il
Giornalino” al miglior testo.
Nel 2003 ricorre
il trentesimo anniversario dell’uscita del primo
album “Non farti cadere le braccia”. In maggio
la mostra di quadri intitolata “Color Blues”, al
Palazzo Durini di Milano, espone opere di
Bennato trattate a china e con altre tecniche,
che richiamano soggetti dei suoi dischi e
tematiche sociali.
A fine maggio 2003, a distanza di quasi cinque
anni dall’ultimo album in studio, Edoardo
Bennato ha pronto un nuovo lavoro di canzoni
inedite: “L’uomo occidentale”, anticipato dal
singolo “Stop America”. Il tema generale delle
nuove canzoni individua nella scansione
latitudinale della Terra la spiegazione di tutti
i problemi che affliggono il mondo: problemi
morali, psicologici, etici, tecnologici e
sociologici.
Il 2003 si chiude
con “Totò Sapore e la magica storia della
pizza”, la colonna sonora dell’omonimo film a
cartoni animati: la realizzazione di questo
disco vede uniti per la prima volta Edoardo ed
Eugenio Bennato, che sono protagonisti insieme
anche di due spettacoli al teatro Politeama di
Napoli, nei quali raccontano una Napoli lontana
dai luoghi comuni attraverso un’impeccabile
fusione di musica etnica e rock.
Nel 2004 Edoardo
Bennato si divide con uguale entusiasmo e
successo fra i concerti del tour dedicato
all’album “L’uomo occidentale” e le esposizioni
delle sue opere in qualità di pittore.
Il 21 settembre
2005 esce il nuovo cd "La fantastica storia del
pifferaio magico", nel quale il "menestrello
rock" ritorna alla forma di comunicazione
musicale che predilige: la favola rock. Si
tratta di un concept album sulla favola del
pifferaio magico con l’aggiunta di canzoni
inedite a fianco di nuovi arrangiamenti dei
brani già presenti nel disco "È arrivato un
bastimento” del 1983.
In questo
rock-musical Bennato coinvolge una ventina di
artisti del panorama rock-pop italiano: Irene
Grandi, Max Pezzali, Raf e Alex Britti, Piero
Pelù, Jovanotti, Sugarfree, Neffa, Roy Paci, Sud
Sound System, Zeropositivo, Africa Unite,
Daniele Groff, Negrita, Maurizio Capone & Bungt
Bangt, Velvet e Morgan dei Bluvertigo. Inoltre,
Edoardo canta il brano “La fantastica storia”
con un coro di bambini ed il brano tipicamente
rossiniano “Troppo, troppo” assieme a Maria
Chiara Chizzoni accompagnati dal
QuartettoFlegreo.
biografia
aggiornata al luglio 2006
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