Durante lo
spettacolo dici a chiare lettere che non hai un gran rapporto con la
televisione. Tuttavia sei ormai un personaggio di Zelig, come ci sei arrivato e
come ti rapporti con questo tipo di spettacolo?
La differenza
fondamentale, che credo sia anche il motivo del successo di Zelig, è che oggi si
arriva alla televisione senza un minimo di base, mentre Zelig è un progetto
partito 17 anni fa, che all’inizio fra l’altro non aveva minimamente voglia di
andare in televisione, di fare qualcosa di televisivo, è una struttura che è
cresciuta, dove all’interno ci sono dei comici, che hanno fatto teatro, che
hanno fatto tante piazze, che si sono fatti il culo, quindi è stato un percorso
di crescita. Tante volte ci chiedono cosa ci ha cambiato il successo: poco e
niente! Perché noi abbiamo lottato e lavorato per arrivare dove siamo, la
televisione è stato un mezzo che è arrivato ad un certo punto della nostra
carriera. Non siamo questi protagonisti che non facevano niente, non ballavano,
non cantavano, chi faceva il pizzaiolo, chi il postino, e che poi con un
“reality show” ad un certo punto si sono trovati “famosi”. Per noi è stato un
crescere. Zelig è sicuramente un fenomeno televisivo, ma alle spalle ha 17 anni
di storia in cui con la televisione non c’entrava niente, con scelte di qualità.
A proposito di scelte di qualità durante il tuo spettacolo, che fra l’altro
mi è piaciuto molto, punti il dito con ironia verso la vita di tutti i giorni e
all’attualità, tralasciando le battute facili, spiegaci un po’ i motivi di
questa tua scelta.
Quello che mi
salva, e quello che mi da credibilità sul palco, credo sia che ancora io mi
sento uno del popolo, uno del pubblico, quindi sono la coscienza, se vuoi, di
questo popolo italiano che sale sul palco e, invece di urlare, come fa qualcuno,
le nostre sciagure, indicando violentemente questo, questo e questo, uso
l’ironia, l’autoironia, però questa coscienza che porto sul palco è la
situazione reale, io credo che stiamo vivendo dei momenti veramente particolari.
E al di la, senza voler fare ne politica ne demagogia, anche nelle situazioni
che viviamo normalmente c’è un lato ironico che è incredibile, infatti secondo
me la realtà supera qualsiasi fantasia, cioè nel senso che se cerchi nella
musica, tu sai che io sono un musicista, lo hai visto nello spettacolo, se io mi
metto a parlare di canzoni, quello che riesce a fare qualche cantante scrivendo
una canzone, e lo fanno anche senza doppio senso, supera qualsiasi fantasia, e
così anche nella realtà. Io descrivo la realtà, io non sono un battutista, lo
hai visto nello spettacolo di stasera, di battute vere e proprie ce ne saranno
state cinque, il resto sono descrizioni di momenti che noi viviamo, come una
foto in cui ti faccio vedere il particolare. Cioè, per esempio, non avresti mai
pensato di ridere che a ballare si va all’una e mezza, perché è un fatto
normale, eppure io te lo racconto e li tu ti rendi conto, e dici: “Si, cavolo, è
vero, vai a ballare all’una e mezza” e ti fa ridere. E’ la realtà raccontata
spostando il punto di vista.
Parlando
adesso di enogastronomia: Tu hai detto di essere un toscano D.O.C. trapiantato a
Milano. Come ti trovi lontano dalla cultura culinaria del tuo paese e come ti
sei adattato, in questo senso, in una grande città come Milano?
Io vengo dalla
Maremma toscana, terra ricca di tradizioni sia gastronomica che di vini.
Tuttavia la realtà anche qui ha più lati, da un lato devo dire che mi sono
trovato malissimo, a Milano si mangia malissimo, si spende tantissimo, la
qualità media è veramente molto bassa, poi ci sono dei ristoranti dove si mangia
bene ma sono “impagabili”. C’è da dire che Milano è una metropoli, sicuramente
non come Parigi o come Londra, perché io sono stato anche la e quelle sono
metropoli vere, se alle due o alle tre di notte vuoi andare a mangiare, oppure
vuoi farti i capelli, trovi, vuoi fare la spesa e trovi, a Milano ancora non è
così, ma di tutte le città d’Italia è la più cosmopolita, e c’è da dire che di
milanesi a Milano ce n’è veramente pochi, trovi il siciliano, il pugliese, il
sardo, il toscano, il campano, …, e qui noi arriviamo a portare la roba vera, io
a casa mia ho l’olio fatto dalla mia mamma, ho il vino fatto dai suoceri, mangio
il cinghiale che caccia mio fratello. Quando sono fuori, io soffro, perché a
Milano una pizza e una birra ci vogliono 25 Euro, e la pizza è ben diversa di
quella che si può mangiare, diciamo, da Napoli in giù. Quindi è una pura
sofferenza. |
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Invece andando in giro per l’Italia, quale cucina ti ha più impressionato?
Devo dire che
quella che mi ha impressionato di più credo sia la parte adriatica verso le
Marche, e l’Umbria, perché è un mix vero fra tante realtà, c’è il pesce buono e
crudo della Puglia, c’è il buon mangiare della Romagna, in cui arriva qualcosa
dal Veneto. Ti devo dire che io sono uno di parte, perché a pelle mi verrebbe di
dire la Toscana, però è anche vero che la parte del centro Italia sia tirrenica
che adriatica è sicuramente sia come stile di vita che come tempi, sia come
preparazione, sia come ingredienti è il mix perfetto, perché a volte nel sud
trovo dei piatti un po’ pesantucci, devo dire la verità. Qui per esempio mi
sembra di avere visto che si usa molto il fritto, non so in Sicilia, ma parlo
del sud in genere. Sicuramente meglio il fritto che non nell’estremo nord, tipo
per esempio la Valtellina, dove l’olio nemmeno sanno che cosa è, per cultura
usano il burro. Il piatto tipico di Milano è la “cassola”, il piatto tipico di
Sondrio è la “polenta taragna”, che sono questo insieme di formaggi e burro
fuso. La darei quasi come filosofia di vita: la cosa buona e giusta sta sempre
nel mezzo, in questo nostro paese meraviglioso che è l’Italia, dove basta
spostarsi di pochi chilometri, che due paesi si differenziano per il dialetto,
per il cibo, per il bere, per il comportarsi, per il vestirsi, ecco, io ho
vissuto all’estero dove fai migliaia di chilometri e non cambia niente. Quindi
ribadisco, che il nostro buon cuore sia nel mezzo, nel centro bassa Italia.
Per finire parlaci adesso dei tuoi programmi futuri. Continuerai con questo
spettacolo, o cosa altro bolle in pentola?
Ci tengo a dire
che questo spettacolo, come ho detto, è un’insieme di più spettacoli. Nel mio
futuro, sperando sempre di avere un futuro, perché non si sa mai, artisticamente
c’è tantissima roba, tanta carne al fuoco, sperando che qualcosa vada in porto,
sai benissimo che uno fa 20 nella speranza che vada in porto 2. Ho uno
spettacolo teatrale che sto scrivendo con Renato Sarti, che è il regista autore
di “Mai morti”, spettacolo bellissimo che porta in giro Bebo Storti, sempre
comico, ma si va sul teatro, c’è un testo, una struttura, una scenografia, … Poi
ho la proposta di un libro, si è sparsa in giro la voce che sono l’unico che non
ha fatto un libro e stanno tentando di corrompermi. Sono un musicista, scrivo
canzoni per altri, per esempio la sigla finale di Zelig è un pezzo mio, ed è una
canzone, anche se tutti la considerano una sigla, quindi continuo a fare canzoni
per un ipotetico disco. Continuerò a fare Zelig, con cui stiamo facendo
televisione, anche se non amo come detto la televisione, ma sono uno di li
dentro. Continuerò a fare le serate che faccio normalmente in giro per l’Italia.
Poi per finire dopo tutti questi spostamenti qui, mi piacerebbe anche una vita
da vivere minimamente, perché ormai non vivo più, non vivo più a casa mia, ma
vivo in macchina. Ho comprato un appartamento, con mutuo e tutto da luglio, non
è uno scherzo che da luglio non ho ancora dormito sei sere di fila a casa mia.
Ho una compagna a cui vorrei fare una carezza ogni tanto, prima che ci pensi
qualcun altro, …. Come vedi di cose ce n’è da fare.
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Finiamo con
un saluto per i visitatori di spaghettitaliani.
Io sono Sergio
Sgrilli, vi saluto e soprattutto, so che voi siete un gruppo di buon gustai, e
sarebbe meraviglioso sia trovarci intorno ad un tavolo con del buon bere e del
buon mangiare, a fare conversazioni spicciole e filosofie da bar, oppure mi
piacerebbe tantissimo, anche se so che è un sogno irrealizzabile, portarvi nella
mia terra e raccontarvi le origini del buon mangiare, del buon bere toscani, che
sono per noi alla base della vita stessa. Tutto questo sappiamo che è un sogno,
quindi io vi saluto e spero di vedervi presto. |
Ringrazio
Sergio Sgrilli per l'allegria e simpatia con cui mi ha
accolto e lo saluto con un grosso e meritato in bocca al lupo per la sua
carriera.
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