Da
dove nasce l'idea di unire uno spettacolo
musicale come il Palermo Fest con una mostra
fotografica dedicata al mare di Palermo?
Indubbiamente la
possibilità che hanno i palermitani di godere
del proprio mare non deve essere solo un
godimento fisico, deve essere anche un godimento
dell'anima, quindi culturale. Il godimento
culturale ha sicuramente radici nel passato.
Le tradizioni
marinare di una città il cui nome era Panormus,
città tutto porto, devono essere necessariamente
ritrovate nella storia del proprio mare, e
quindi con le fotografie di Pepi, di Ciaramitaro
e con i poster che ha pubblicato il Giornale di
Sicilia curati dall'Arsenale di Palermo, abbiamo
rimesso in piedi tutte quelle immagini che sono
signigficative per migliaia di persone che
vivono ancora oggi intorno al mare, al porto e
alle attività produttive legate al mare.
Nel Museo del
Mare si tocca con mano questa voglia di
ricostruire anche fisica delle attività svolte
all'interno dell'Arsenale, come la ricostruzione
dell'ufficio postale o di un momento di
costruzione di un vascello. Ci parli un po' di
più di questi recuperi storici.
Sono dei flesch
beck che riguardano la storia di un monumento
che ha 400 anni di vita, come l'Arsenale di
Palermo che è stato costruito nel 1621. Nel
corso di questi quattro secoli sono stati vari i
momenti in cui veniva utilizzato e le finalità
di utilizzo di questo grandissimo monumento.
Nasce per la costruzione delle galere e degli
sciabecchi ed infatti abbiamo una ricostruzione
dello sciabecco palermitano. Si modifica poi
come carcere, e quindi si vedono anche i forzati
con le catene, e nel 1861, prima ancora della
famosa unità d'Italia, già qui si aveva un
ufficio di posta per i vapori che andavano in
america. Dopo questo periodo viene acquisito dai
Florio per la costruzione dei vapori, e infatti
qui abbiamo anche una macchina a vapore che
serviva per generare corrente elettrica in
un'imbarcazione dei Florio, abbiamo un barchino
dei Florio, poi si passa alle attività sportive
agonistiche agonistiche legate al mare, e
abbiamo una barca che ha fatto le olimpiadi, una
canoa che è stata campione del mondo nel 1939 in
Austria con due palermitani, Lipari e Randazzo,
e per finire abbiamo anche la ricostruzione
della Battaglia Navale di Palermo, grandissimo
avvenimento che oggi è in auge all'estero, e che
stiamo cercando di valorizzare anche qui, e da
cui è nato un progetto per il recupero dei
cannoni che sono nei fondali antistanti al Foro
Italico.
Mi incuriosisce
questa Battaglia di Palermo, sconosciuta ai più,
come è arrivato a scoprire questo avvenimento?
La storia
dell'Arsenale è legata a questa battaglia,
perchè la flotta della coalizione
olandese-spagnola, che aveva perduto una
scaramuccia con i francesi nel mare antistante
Augusta, nei pressi di Siracusa, decide di
avenire a riparare le navi all'Arsenale di
Palermo, circumnavigando la sicilia passando da
sud. I francesi che si trovavano a Messina lo
vengono a sapere e decidono di venire ad
assaltare la flotta mentre si trovava in
riparazione nell'Arsenale di Palermo. Il vice
ammiraglio olandese decide di ancorarsi davanti
alla città di Palermo a forma di mezzaluna, per
fare da difesa alla città. I francesi bombardano
questa flotta e affondano tante di esse. Io ho
scritto un libbro, che si può trovare in tutte
le libbrerie, che riporta tutti i dettagli di
questa battaglia, il numero dei morti, il numero
delle navi affondate, quanti vannoni spararono,
come avvenne la battaglia nelle quattro versini,
italiana, olandese, francese e spagnola.
Mare vuol dire
pesca e quindi pesce. Spaghettitaliani si occupa
di gastronomia, cosa ci può dire sul pesce che è
stato sempre uno degli alimenti principe nella
tavola dei palermitani?
Da tempo fra le
nostre manifestazioni culturali da noi
organizzate fa da principe il "Pesce azzurro
party", una cosa che abbiamo inventato noi. Io
ho realizzato un menu a base di pesce azzurro,
dall'antipasto al dolce. Ovviamente il dolce non
è a base di pesce, ma lo richiama sempre, per
esempio del marzapane a forma di pesce.
Per secoli i
siciliani hanno vissuto mangiando pesce, non
c'erano i prodotti della campagna, tranne il
grano, quando non c'era carestia. Il mare era
sempre il maggiore fornitore di alimenti per la
tavola. E questo pesce era fondamentalmente del
pesce azzurro come le sarde, gli sgombri, il
pesce spada, la spatola, ..., e veniva anche
conservato come nel caso del tonno. Il pesce
azzurro principe era senz'altro la sarda con le
sardare, che erano barche per la pesca
sottocosta delle sarde. Da questa tradizione
sono nate tanti piatti tipici, come le sarde a
beccafico, che nasce da un metodo di
conservazione delle sarde per qualche giorno, la
pasta con le sarde, i bocconi di primosale
imbottite di acciughe, vari tipi di pesci
conditi in agrodolce, in modo di poterli portare
durante le battute di pesca durante la notte,
accompagnati dal pane fatto con il grano di
Tumminia e un buon bicchiere di vino bianco sono
stati per secoli gli alimenti agognati dai
pescatori che dopo la fatica si rifocillavano.
Riprovendo questa tradizione abbiamo realizzato
appunto l'idea del "Pesce azzurro party". |
Facciamo adesso
una domanda a Giovanni Provenzano, modellista
del Museo del Mare di Palermo. Ci parli un
attimo di questa sua arte di riprodurre questi
bellissimi modellini e della scuola di
modellismo che ha creato all'Arsenale di
Palermo.
Io costruisco
modellini da più di 45 anni e la mia passione
per il modellismo è nata dal fatto ch io ho
sempre vissuto sin da piccolo in mezzo ai
pescatori, il mare era la mia casa, e pian piano
ho affinato questa mia arte di riprodurre i
modellini di barche e vascelli. Ringraziando
anche al Museo del Mare, ho affinato questa mia
arte e mi sono specializzato nella ricostruzione
delle barche da pesca, su cui stiamo facendo una
ricerca particolare, irando in giro per le coste
siciliane, intervistando vecchi pescatori e
leggendo tanti libbri. Sto cercando di
trasmettere questa mia arte ad un gruppo di
ragazzi. Ovviamente questi ragazzi si
approcciano a questa arte in maniera diversa,
fra tutti ce n'è uno che sta assimilando molto
bene quest'arte, che spero diventi il mio erede,
apprende con facilità e segue i consigli che gli
do'. Oltretutto per fare un modellino bisogna
dargli un'anima, si deve trasmettere qualcosa a
chi lo guarda, deve essere vivo.
Una domanda
adesso a Rosario Bianco, modellista apprendista,
che si sta occupando della ricerca del
patrimonio marittimo flottante. Ci parli un po'
di questa sua ricerca?
Ci siamo
essenzialmente dedicati, a parte ai modelli di
vascelli, abbiamo focalizzato la nostra
attenzione a delle barche che erano alla base
della nostra cultura. Dopo una serie di
ricerche, siamo arrivati alla costruzione di
alcuni modelli che ripercorrono le tappe della
marineria a vela del Mediterraneo, ma sopratutto
siciliana. Stiamo cercando nel nostro
laboratorio di riprodurre questi modelli di
barche a vela, che venivano usate per il
trasporto o la pesca la pesca. La flotta era
composta sopratutto da barche da trasporto,
mentre le più piccole venivano usate per la
pesca, il cui limite massimo era 8 metri. Voglio
ricordare fra quelle da trasporto i Leudi che
dalle coste liguri si spingevano sino alle coste
tunisine, affrontando quindi delle navigazioni
impegnative. Dalle nostre ricerche abbiamo visto
che le flotte mercantili alla fine
dell'ottocento erano numericamente molto
rilevanti, erano composte da un numero molto
grande di barche. Da quella data fino ai primi
del novecento c'è stata una decimazione delle
flotte, per l'avvento della propulsione a
motore, che ha rivoluzionato un po' tutto.
Abbiamo quindi scoperto una serie di barche
dimenticate di cui stiamo cercando di trovare
più notizie possibili per la costruzione dei
modelli, che diventa a scopo divulgativo per
dare la possibilità, attraverso il museo, di
riscoprire queste barche.
Ringrazio
il Dr. Pietro Maniscalco ed i suoi collaboratori
e li ringrazio per avermi fatto conoscere un
lato della mia città, per me fin'ora
sconosciuto.
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