Buonasera Chiara,
questo vostro ultimo spettacolo cita la coppia
Don Chisciotte e Sancho, e la loro poetica lotta
contro i mulini a vento, ma Pesci fuor d’acqua
propone un messaggio ottimista o pessimista?
Decisamente
ottimista! Il nostro spettacolo vuole essere una
sorta di inno alla vita, un invito gioioso per
tutti quelli che si sentono “pesci fuor d’acqua”
a non mollare mai, anzi ad aprire cuore e
cervello per incontrare i propri simili. Noi
partiamo proprio dal finale del Don Chisciotte
per ribaltarlo. L’Addio al mondo, la delusione,
la morte della speranza è infatti il punto di
partenza che vogliamo rovesciare grazie al
riconoscimento della propria umanità. Il candore
e l’ingenuità di Vattelappesca, infatti, sono le
caratteristiche che inteneriscono e catturano
subito Grattacapo che ha appena scelto la fuga
dal mondo.
Ed è proprio nel
“riconoscimento” reciproco e nel nascere di una
nuova amicizia che si respira l’afflato poetico
e politico del testo: dei pesci fuor d’acqua che
si mettono insieme, che sperano insieme, che
amano insieme, che lottano insieme, e che
insieme cominciano a respirare!
I vostri spettacoli seguono un percorso
tematico sull’inquinamento, il cibo
geneticamente modificato, la povertà, il diritto
all’acqua. E’ difficile nella realtà teatrale
italiana portare avanti questo tipo di progetti?
Direi proprio di
sì. Innanzitutto perché la realtà teatrale
italiana è abbastanza chiusa e spesso
autoreferenziale. E’ raro infatti che le
programmazioni e le politiche teatrali dei
grandi circuiti si interessino a tematiche così
attuali. Anche se ultimamente, soprattutto dopo
i drammatici giorni di Genova del G8 e
l’affermarsi del Movimento no global, capita di
vedere anche in teatri del circuito porre
attenzione a questo tipo di tematiche e alla
nuova drammaturgia.
Ad ogni modo, al
di fuori del circuito propriamente teatrale
(spesso disegnato ad uso e consumo di teatranti
e teatrofili) sentiamo che la gente, il
cosiddetto pubblico, ha voglia e bisogno di
sentire raccontare e rappresentare storie legate
al quotidiano e all’attualità, soprattutto
quando vanno a toccare argomenti costitutivi del
vivere quali il mangiare, ad esempio.
Quanto conta l’affiatamento all’interno della
vostra compagnia?
Tantissimo. E’ una
delle nostre note distintive. Il pubblico sente
quando l’attore ha un’adesione totale con ciò
che recita e soprattutto quando gli attori sono
uniti, concordi, affiatati… e soprattutto
provano piacere nel fare quello che fanno. Credo
che questo rappresenti veramente un valore
aggiunto di uno spettacolo ed è quello che noi
ricerchiamo. Non ci interessa, infatti, il
lavoro attoriale come puro esibizionismo
narcisista, bensì come atto generoso di
comunicazione. |
DAL PALCOSCENICO ALLA TAVOLA
Nei tuoi
spettacoli spesso il cibo è protagonista anche
nel coinvolgere direttamente il pubblico in
sala, ma tu che rapporto privato hai con il
cibo?
Viscerale! Adoro
mangiare. Trovo che il cibo sia qualcosa di
assolutamente sacro perché ci “riempie” la vita:
ci nutre, ci mette in comunicazione, ci permette
di trasmettere affetto, cultura, tradizioni,
antichi saperi. Penso che il mangiare sia un
atto assolutamente culturale, certo se viene
fatto però come si deve. Ritengo che la qualità
della vita dipenda anche dalla qualità del cibo.
Prima di andare in scena riesci a mangiare
qualcosa o rimandi tutto a dopo?
Se non mangio
qualcosa , non reggo, e poi, dopo lo spettacolo,
se c’è qualche amico che ha voglia di
chiacchierare…. Perché non farlo bevendo e
mangiando qualcosa?
Sei una donna sempre molto impegnata e spesso
in viaggio, quale ricetta da realizzare in poco
tempo puoi suggerire ai nostri lettori?
Viste le mie
origini siciliane e le mie preferenze per la
pasta, consiglierei un bel piatto di penne alla
trapanese: pomodoro a crudo, basilico, ricotta
salata, olio, sale e pepe. Oppure, se avete un
sugo di pomodoro già pronto, va benissimo la
pasta “alla norma”: salsa di pomodoro, melanzane
fritte a tocchetti, basilico, caciocavallo
grattugiato. Buonappetito!
Ringrazio Chiara Casarico, giovane autrice e
attrice teatrale, alla quale auguro di riuscire
a trasmettere sempre con maggior successo il suo
entusiasmo e le doti creative. Noi di
Spaghettitaliani facciamo il tifo per il teatro
alternativo e intelligente, sempre ricco di
spunti e di grande vitalità. Viva il buon
teatro, viva la buona cucina!
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