Fondazione Teatro Metastasio di Prato: Una nuova stagione ricca di tante cose dove lo spettatore è il vero protagonista articolo inserito su spaghettitaliani da Angela Viola
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Articolo inserito da Angela Viola il giorno 02/07/2011 alle ore 21.33.42

Fondazione Teatro Metastasio di Prato: Una nuova stagione ricca di tante cose dove lo spettatore è il vero protagonista

 

immagine in primo piano

Una nuova stagione ricca di tante cose
dove lo spettatore è il vero protagonista


…Comme ces livres où trop de passages sont
soulignés au crayon pour qu’on ait bonne
opinion du gout et de l’esprit du lecteur.
(Albert Camus – Carnets- 1939 Cahier N° III)


Eccola la nuova stagione del teatro Metastasio. E arriva in un momento in cui la politica sembra essere in lite profonda con la cultura. Uno scontro assurdo che si protrae da tempo e che ha raggiunto ora il suo livello più pericoloso: quello che rischia di lasciare il nostro Paese, centro di una dottrina millenaria, privo delle strutture necessarie per conservare il suo posto fra le nazioni ancora oggi capaci di insegnare qualcosa in uno spettro completo che va dal passato all’attualità.

Il nostro teatro, centro di produzione della Toscana, non è esente, ovviamente, da queste difficoltà ma ha tutti gli elementi necessari per portare avanti gli impegni che il consiglio di amministrazione e la direzione hanno assunto al momento di entrare in carica. E le sue maestranze hanno dimostrato nel corso di quest’ anno la medesima capace volontà di andare avanti nonostante tutto. Nonostante gli ormai pochi contributi, in alcuni casi dimezzati, e nonostante i ritardi incredibili che i vari ‘patti di stabilità’ - formule cervellotico-burocratiche per spiegare lo slittare continuo delle erogazioni di fondi – cercano di giustificare. E nessun paese è più immobile di quelli in cui governa la burocrazia.

Dovessimo guardare a queste cose, tutti noi che amiamo il teatro e all’interno del quale operiamo, dovremmo prenderci un anno sabbatico e andarcene in quelle nazioni dove la realtà è in assoluta controtendenza rispetto a quanto succede qui. Nazioni dove lo Stato, le contee e le regioni – pur versando nelle medesime difficoltà di casa nostra - si impegnano a portare avanti quel dialogo culturale che deve necessariamente esistere fra chi governa e chi è governato. Fra chi ha il compito di ‘leggere’ l’evolvere continuo della cultura e delle necessità intellettuali dei cittadini, e chi ha l’obbligo antropologico e politico di sostenere queste necessità. E invece, purtroppo, al di là di sporadiche impennate, tutto passa sotto un discreto e complice silenzio: quel silenzio che spesso fa da contorno alle agonie di illustri personaggi: nessuno turba la mesta quiete degli addii ripromettendosi di affrontare i temi trascurati in auliche orazioni commemorative ma inutilmente tardive.

E’interessante, a questo proposito, vedere come l’opinione pubblica attraverso le fonti d’informazione, chieda ai consigli di amministrazione spiegazioni e giustificazioni continue sul loro modo di procedere nell’amministrare la propria quotidianità, esigendo numeri e motivi decisionali, ma non si domandi mai – né tenti di chiarire - quale fatica e quale impegno costi restare all’altezza di buone produzioni e di stagioni di notevole rilevanza sul piano dello spettacolo. E a merito del consiglio di questo teatro, voglio ricordare, o meglio, far sapere, che ognuno dei consiglieri elargisce la sua opera e il suo tempo a titolo assolutamente gratuito, pur correndo tutti i rischi civili e penali dei quali tali organismi sono chiamati a rispondere. E questo per una quantomeno irrazionale legge nazionale, supportata da una identica legge regionale, che permette il pagamento di ricchi emolumenti a presidenti e consiglieri di mille altre organizzazioni similari ma li toglie a quelli che si occupano di teatro. I pezzenti della cultura.

Questo tuttavia non ci impedisce di seguitare caparbiamente a fare.

Eccola dunque la nuova stagione del Metastasio, con le sue produzione di notevole impegno e con un cartellone altrettanto ricco di novità assolute e di riletture di pièces che hanno fatto la storia dello spettacolo dell’Otto e del Novecento. Come l’insuperabile armonia de Il giardino dei ciliegi una delle opere di Čechov rimaste insuperate per scrittura ed equilibrio scenico. Per la costruzione dei suoi dialoghi, dove neppure una parola è di troppo. E’ una delle nostre produzioni assieme allo stabile della Sardegna. E che dire de La cantatrice calva di Jonesco, pietra miliare del teatro dell’assurdo o di quella Sarabanda dell’enigmatico Ingmar Bergman che nella seconda metà del Novecento fu al centro di dibattiti e di scontri fra razionalisti e visionari.

A Elettra, uno dei punti fermi del teatro classico spesso legato alla figura femminile e sulla sua forza evocativa, si alterna un’opera inedita come Lo schifo, di un giovane drammaturgo che ripropone al pubblico la morte di Ilaria Alpi, una donna del nostro tempo, a tu per tu con i maneggi e i sotterfugi intessuti fra signori della guerra e della politica. E ancora i classici come I fratelli Karamazov e Il bugiardo.
Fra le riproposte d’antan, in questo caso al Fabbricone, fra tante altre, non va tralasciato quell’Ubu roi che ha contraddistinto una precisa epoca teatrale carica di inquietudini, o Woyzeck, capolavoro assoluto di Büchner, né l’eccezionale presenza di un’altra leggenda del teatro, Eugenio Barba, che per l’Odin Teatret ci presenta la sua regia di La vita cronica.

Ma non voglio certo fermarmi su tutti i titoli delle novità, farei come quei lettori che sottolineano tutte le frasi del libro che stanno leggendo rendendo pressoché inutile la sottolineatura: il vostro catalogo illustra con ampiezza di particolari storici e critici l’intera stagione che ci sta davanti, e chi ci segue avrà dunque modo di documentarsi ampiamente.

Preferisco, invece soffermarmi un attimo su quello che ritengo essere uno sviluppo dell’azienda Teatro Metastasio. Da anni molte cose erano immobili sia per quanto riguardava le strutture sia l’assetto del personale. Ora molte di queste, con gran difficoltà, visti i tempi, siamo riusciti a smuoverle. Intanto il personale: in una situazione generale in cui i teatri mettono a ‘cassa integrazione guadagni’ i loro dipendenti, noi, dopo un ampio decennio di immobilismo, abbiamo aumentato e trasformato numerosi rapporti di lavoro, consolidandoli e eliminando così l’angoscia periodica dell’attesa di una riconferma stagionale per molti dei nostri collaboratori. Una cosa questa resa possibile sia dalla volontà precisa del consiglio, sia dall’esperienza di alcuni nostri addetti, sia dal proficuo rapporto fra noi e i sindacati coi quali il dialogo è sempre stato aperto e propositivo. Di pari passo abbiamo ripristinato numerose cose lasciate via via decadere. Sia al Metastasio che al Fabbricone.

Consolidandoci al Magnolfi con un programma dedicato ai giovani e per i giovani.

Ma accanto a queste iniziative, che servono a dare sempre maggior forza alla struttura, non posso tralasciare l’impegno che abbiamo profuso per creare – nonostante la sordità e le distrazioni di molti – una scuola di teatro che serva a formare i giovani e aiutarli a intraprendere questa professione: attori, scenografi e drammaturghi che insegnanti di grande rispetto ed esperienza hanno cominciato già da mesi a preparare con grande rigore e professionalità.

Ho assistito alle prove di alcuni di questi giovani al lavoro con Paolo Magelli e Marcello Bartoli e ho capito con soddisfazione che la nostra tradizione teatrale non è certo finita. Stiamo facendo tutto questo grazie e sacrifici notevoli, e voglio sperare che le istituzioni si rendano conto dell’importanza dell’opera svolta e decidano di darci una mano in maniera concreta per potenziare e far vivere questa scuola, perché nonostante tutto ci si deve rendere conto che questa nostra regione campa ancora, in gran parte, mangiando anche pane e cultura. E che una città come la nostra capace di internazionalità e di interculturalità, è la carta giusta per portare avanti proposte sempre nuove. Come nuova è stata quella di una coproduzione fra attori pratesi e cinesi – madrina della quale è la nostra Pamela Villoresi - che ha debuttato a Roma ed è stata applaudita a New York. Segno assolutamente nuovo di una capacità di correlazionarsi fra mondi apparentemente diversi ma coi quali dobbiamo imparare a convivere.

Vorrei ancora ricordare una parte assolutamente prioritaria dal punto di vista sia culturale che economico e produttivo: l’importanza di aver creato nel nostro teatro una compagnia stabile di giovanissimi e ottimi attori, che hanno già dimostrato la loro validità con lo spettacolo Giochi di famiglia - che ha già ottenuto riconoscimenti importanti in Europa - andato in scena durante la scorsa stagione e rimasto in cartellone al Fabbricone per un intero mese, durante il quale ha richiamato spettatori da tutta Italia. La sua messa in scena ha fatto risparmiare alla struttura alcune centinaia di migliaia di euro rispetto a lavori realizzati in anni precedenti alcuni dei quali erano arrivati a costare oltre mezzo milione di euro, che per inciso, stiamo ancora pagando.

Per questa stagione, con la nostra compagnia stabile, andranno in scena La cantatrice calva, Il giardino dei ciliegi e I fratelli Karamazov. A queste seguiranno altre quattro fra produzioni e coproduzioni, e tutte quante con un notevole contenimento di spese, rispetto al recente passato.

E’ vero che la necessità aguzza l’ingegno, ma è altrettanto vero che anche il teatro e in particolare i teatri stabili di produzione dovranno rinnovarsi totalmente per evitare non solo spese eccessive, e spesso superflue, magari destinate per la maggior parte a primedonne, ma anche per arrivare a presentare al pubblico novità uscite da una sorta di laboratorio del pensiero che da anni ormai sembra soffrire di narcolessia e non è più impegnato né nell’approfondimento né nella ricerca di uno sviluppo che dia al teatro quella contemporaneità e quella modernità innovativa delle quali sentiamo tutti, operatori e spettatori, un assoluto bisogno.

Tema antico, quello della contemporaneità della scena, che spesso si infrange contro tentativi mal riusciti di avvolgere nel ‘mito’ il nostro quotidiano apparentemente scialbo ma in realtà ricco, sempre, di continue innovazioni. Che vanno sapute cogliere e raccontare. E’ vero che il teatro dell’Attica del Quinto Secolo ha già illustrato tutti i pregi e i difetti dell’uomo, ma è anche vero che pur rimanendo i medesimi, nonostante l’evoluzione portata dai secoli che si sono succeduti, hanno acquistato nuove debolezze e perduto antiche remore dettate da un’etica e da una sorta di pudore che sono ormai sempre più difficili da trovare. Sintomo di una aberrante neoinciviltà. C’è differenza, fra le stragi dei soldati di Serse e quelle del generale Mladic. Ma gli scrittori sanno raccontare con difficoltà tutto questo e i drammaturghi ancor meno. Perdendo così, spesso, il rapporto giusto fra opera d’arte e modernità. Fra realtà e contemporaneità.

Ed è su queste cose, anche su queste, che dovremmo e vorremmo lavorare.

Difficile dire oggi, in apertura di questa nostra seconda stagione, se riusciremo ad adempiere a tutti gli impegni che ci siamo presi e agli obiettivi che ci siamo prefissi. Ma noi, nonostante i mala tempora che seguitano a correre, nonostante un certo senso di solitudine nel quale sonnecchia la cultura, andremo avanti nella certezza di avere voi, che siete il nostro pubblico, pronti a sorreggerci e incoraggiarci con la vostra presenza e la fiducia dimostrataci. Vero che c’è ancora molto da fare, e che abbiamo di fronte anche il rischio di sbagliare. Ma facendo che si rischia di commettere anche degli errori. Eppure è nel fare, nel rinnovarsi, nella ricerca, e nell’errore che nei secoli è sempre stato racchiuso il segreto del nostro pensiero.

UMBERTO CECCHI
Presidente Teatro Metastasio Stabile della Toscana

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"Un agguato gentile" verso il pubblico

Il Metastasio, teatro Stabile della Toscana, è sicuramente, dopo le drastiche riduzioni economiche subite per decisione dei soci fondatori, uno dei teatri stabili meno finanziati d’Italia eppure è riuscito in questo difficilissimo anno non solo a risparmiare, ma ha aumentato le proprie attività.

Vorrei ricordare:

- le trentasette rappresentazioni al Teatro Magnolfi sotto il titolo Nuova Scena Toscana, che hanno visto impegnate ben ventidue compagnie della nostra regione, salutate da un numerosissimo pubblico; il potenziamento della stagione Teatro Ragazzi anche grazie al rapporto coproduttivo con il TPO (grande è il successo anche all’estero della nostra compagnia residente, una valenza che porta la bandiera del teatro ragazzi in tutto il mondo da Parigi a Monaco, dal nord America all’Oriente );
- la fondazione della Scuola di recitazione al Magnolfi che vede impegnati venti studenti provenienti dalle più disparate città toscane e insegnanti di grande valore;
- gli spettacoli gratuiti di marionette e burattini la domenica mattina al Ridotto;
- il notevole potenziamento del cartellone che avevamo ereditato, immettendo altri spettacoli di grande qualità a cominciare dai Demoni diretti da Peter Stein che hanno inaugurato la stagione;
- il forum permanente delle compagnie toscane, che raccoglie una quarantina di gruppi;
- i numerosi incontri e i dibattiti sugli spettacoli presentati;
- la serata dedicata ai filosofi che avrà una sua continuazione anche quest’anno;
- l’impulso e l’assistenza che hanno portato alla realizzazione del Progetto Cina già presentato sia a Roma che con grande successo a New York;
- la mostra del libro e il book shop.

E non voglio stare più ad elencare perché lo spazio a mia disposizione sarebbe presto consumato, ma non posso chiudere questo discorso delle attività svolte senza citare la realizzazione del nostro sogno: la formazione della compagnia stabile e le soddisfazioni che ci ha dato la realizzazione di Giochi di famiglia replicata con grande successo en suite al Fabbricone più di trenta volte.

Una scommessa vinta, un lavoro sul territorio, vero, profondo.

Dopo aver conquistato il pubblico di Cagliari ora lo spettacolo difenderà i colori toscani al Mittelfest di Cividale, che ha un programma di grandissimo spessore e che pare aver rilevato il ruolo di capofila fra i Festival italiani.

Intanto la compagnia lavora senza tregua ed è impegnata su più fronti. Dopo il lavoro fatto nelle scuole questo inverno, ora a prove terminate a Cagliari per il nuovo spettacolo che sta preparando in collaborazione con quello Stabile, è impegnatissima nella Prato Estate e nella Scuola di recitazione.....

La nuova stagione partirà fortissimo con il Contemporanea Festival a settembre, quindici giorni, ventiquattro titoli programmati, dove le ventidue compagnie presenti realizzeranno settantotto rappresentazioni in nove diversi luoghi della città.

La logica del fuoco d’artificio inaugurato da Contemporanea Festival continuerà con ben sei (co)produzioni.

Sarà "un agguato gentile" per il pubblico toscano, "un piccolo bombardamento d'amore teatrale".

Che dire? Così come la stagione del Fabbricone verrà idealmente racchiusa in un viaggio fra due miti - da Eugenio Barba a Jan Fabre - per poi concludersi con una rassegna sulla nuova drammaturgia fortemente voluta anche dal nostro Presidente Umberto Cecchi, attentissimo alle problematiche della nuova scrittura e alle difficoltà che si presentano in questo Paese davanti a chi ha voglia e sa scrivere per il teatro.
Se idealmente la stagione del Fabbricone disegna un percorso fra due grandi anime del teatro mondiale, quella di Barba e di Fabre, il percorso del Metastasio non è certamente meno emozionante.

Inaugurerà la stagione del Metastasio infatti l’artista che ha "fondato" questo stabile, il grande Massimo Castri.

È un ritorno a casa quello di Massimo che ci entusiasma e noi vogliamo fortemente che questo Stabile lasci a lui le porte aperte anche per il futuro.

Dall’ Ionesco di Castri ai Karamazov di De Monticelli, anche il Metastasio affronterà un lungo viaggio nella fantasia.
Un viaggio che stavolta ha tenuto meno conto della politica degli scambi fra Stabili e ha dedicato molta
più attenzione al teatro "meno protetto".

PAOLO MAGELLI
Direttore Teatro Metastasio Stabile della Toscana

 

 

 

 

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