Agosto

2004

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Introduzione alla Rubrica e indice di tutti i numeri

 

9 Agosto 2004 – Palermo - ex deposito delle locomotive di Sant’Erasmo

per il

KALS’ART 2004

 

foto di Luigi Farina ©2004


 

INTERVISTA AD EUGENIO BENNATO

di Luigi Farina

 

9 Agosto 2004 - ore 19 - Mi trovo all'ex deposito delle locomotive di Sant’Erasmo di Palermo dove stasera si esibirà Eugenio Bennato con il suo spettacolo “Che il Mediterraneo sia”, per la rassegna Kals'Art 2004. Sono appena finite le prove dello spettacolo e l'artista napoletano ci accoglie con molta simpatia e disponibilità, rispondendo di buon grado alle mie domande.

 


Parlaci del tuo ultimo lavoro, "Che il Mediterraneo sia", dove alla musica napoletana si fondano altre sonorità, come l'araba, l'africana, ...

Io parto dalla considerazione che sono un compositore, cioè scrivo musica, ballate, canzoni, musiche da film e così via, e quindi sono sospeso alla ricerca di una melodia che rappresenti un po' il nostro tempo. Ad un certo punto la musica etnica mi fornisce un elemento, una strada, una soluzione ritmica, una soluzione di fantasia legata alle regioni in cui sono nato; questo fatto mi indirizza in una strada di originalità che io sicuramente riscontro nei confronti di tanti miei colleghi che sono molto attratti da musiche che vengono, per esempio, dal mondo anglosassone, invece io sin da ragazzo ho privilegiato questi strumenti un po' rari, un po' desueti che erano gli strumenti della musica tradizionale, vedi la chitarra battente, il tamburo, vedi i ritmi come la Taranta. Così ad un certo punto quando mi sono accorto che questo lavoro dava dei frutti, perchè una nuova generazione è esplosa nel così detto "Taranta power", il popolo della Taranta, in questo momento ci sono decine di migliaia di ragazzi che vanno e la riscoprono, infatti il mio gruppo è fatto da ragazzi giovanissimi. Perchè? Perchè questa è una cultura emergente, dimostrazione di ciò è che una ragazzina di tredici anni suona il tamburello, e ce ne sono di più piccoli, quindi è qualcosa che riguarda il futuro. Una volta che in qualche modo ho riaffermato questa nostra ricchezza delle regioni del sud, che ho chiamato "Taranta power", viene naturale confrontarsi con le altre culture del Mediterraneo, anche perchè ci sono tanti extracomunitari fra di noi, e sono anche una ricchezza, a parte i problemi che vanno affrontati, poi comunque sono un arricchimento, come dire, possono in qualche modo rinsanguare la cultura italiana che langue. E allora "Che il Mediterraneo sia" è questo progetto, che però detto a parole..., potresti dire: "innesti una voce araba su una musica napoletana", voglio dire, alla fine qualsiasi creatività, creazione artistica deve passare attraverso il giudizio, il risultato. Il risultato è il nostro progetto che ci sta facendo girare un po' in tutto il mondo.

Come vedi la situazione musicale a Napoli oggi, con tipi di musica diversi da quando hai cominciato con la Nuova Compagnia di Canto popolare?

Parlare di Napoli è come parlare dei panni sporchi che si lavano in famiglia. Napoli ha una marcia sorprendente, cioè si rinnova di continuo, questo è sicuramente vero! Napoli ha dei grandi artisti, ha degli artisti in crisi, ha degli artisti che scompaiono, e degli artisti che crescono, ci sono dei gruppi emergenti a Napoli che sono fortissimi, vorrei citare sopratutto i 24 Grana, c'è un'artista napoletana che si chiama Pietra Montecorvino, che è la più grande cantante che c'è in Italia, e sta facendo successo in tutta Europa. Poi ci sono i grandi artisti, vedi Pino Daniele, che indubbiamente passa una fase..., merita tutto il rispetto perchè è un poeta, in questo momento le cose che fa non suscitano interesse in me, ma in tanti altri, una fase un po' di involuzione, forse perchè ha abbandonato Napoli, poi c'è tanto fermento, ci sono tanti musicisti minori che sono molto forti, c'è James Senese, che è un grande, che sta li a non volere avere successo, e noi lo rispettiamo, sopratutto c'è una musicalità per strada che la cogli andando nei centri sociali o scendendo nei vicoli popolari.

Abbiamo parlato della Napoli musicale, ma Napoli è ricca anche di cultura gastronomica. Tu da napoletano che gira il mondo per far conoscere la cultura napoletana, come ti trovi con le cucine degli altri paesi?

Più volte girando per il mondo, appunto, ci succede di essere invitati, per esempio, da associazioni italiane, e mi dicono: "Eugenio ti facciamo un bel piatto di spaghetti!", per esempio mi è successo a Buenos Aires. Per cortesia, per non essere scostanti, ci andiamo, però quando sono a Buenos Aires preferisco calarmi nella cultura gastronomica del luogo, e questo dappertutto, a Buenos Aires come a Mabutu in Mozambico, come in Australia, come a Singapore. Voglio dire: la cosa più interessante della cultura globale è la diversità, in ogni posto c'è una musica, c'è una lingua, e fra le altre cose, importantissimo, c'è un cibo, una cultura gastronomica. A me piace mangiare la cucina del luogo, in generale, quando torno a Napoli, invece ritornare ed essere felici che Napoli mantiene la sua cultura gastronomica intatta, incontaminata, nonostante gli assalti di Mac Donalds, che pure è un fatto positivo, che stanno li quando vuoi stare senza divagare, la cosa importante è il ragù napoletano di cui mi parlava il mio maestro Edoardo Caliendo, che la domenica mattina non faceva lezioni di chitarra, anzi già il sabato pomeriggio sospendeva perchè diceva che doveva preparare il ragù, e che ci dovevano, se non sbaglio, 12 ore. Ecco, queste cose rappresentano l'essenza della vita, secondo me, quindi è importante che nella globalizzazione non si perdano, così come è importante che nella globalizzazione non si perda la nostra cultura musicale, e io sto facendo di tutto per salvarla, e forse ci sono riuscito.

E tu come ti trovi ai fornelli? Sei uno che cucina, o gusti solo piatti fatti da altri?

Io devo essere sincero, so fare solamente le frittate, non ho mai cucinato la pasta in vita mia, forse perchè mi sono trovato sempre attorniato da tante donne amorose che l'hanno cucinata per me.

Tornando un attimo alla tua musica, ci puoi anticipare qualcosa sui tuoi programmi futuri?

Un musicista vive sempre nell'incertezza, giorno per giorno, che poi è il bello della nostra vita, che poi è una vita pericolosa, perchè non siamo impiegati statali e siamo in balia degli umori degli altri artisti, del pubblico, e così via. In questo momento ho un periodo molto fertile in cui sto facendo tante cose, innanzitutto queste tournèe che ci portano in luoghi così belli, come quello di stasera a Palermo, e ci portano in giro per il mondo, tre giorni fa ero a Pamplona in Spagna, la settimana scorsa ero a Norimberga, e siamo in partenza di nuovo per l'estero. Questo è per me un grande arricchimento, perchè il confronto con altre culture è continuo, negli ultimi 5 anni ho girato il mondo. Poi succede che ogni tanto qualche regista mi chiede di fare le musiche di un film, per esempio questo inverno ho fatto, fra l'altro con mio fratello Edoardo, le musiche del cartone animato "Totò sapore" della Medusa, che fra l'altro, manco a farlo apposta, è un musical ambientato a Napoli nel settecento e racconta dell'invenzione della pizza, e quindi è un argomento musical gastronomico, ho dovuto scrivere il brano che si chiama "Pizza story", ho dovuto scrivere la canzone delle pentole, la canzone della fame, di questa fame esagerata, finta, teatrale napoletana, per cui il popolo ha sempre lamentato di aver fame in una città dove in realtà la fame non c'è mai stata, e Pulcinella in questo senso è la metafora di questa fame teatrale, dice sempre: "Me mor 'e famm!", "'E maccarune", lui ha sempre desiderio dei maccheroni. Voglio dire, per quanto Napoli non è una città campi di chissà quale ricchezza industriale, non c'è stato mai nessuno che è morto di fame a Napoli, per fortuna, e i mercati di Napoli, come quelli di Palermo, sono ricchissimi di merci, però il popolo napoletano, come quello di Palermo, esprime sempre, quasi per ruolo teatrale, la fame e la voglia di mangiare.

Per finire un tuo saluto ai visitatori di spaghettitaliani:

Un saluto da Eugenio Bennato ai visitatori di spaghettitaliani, ricordiamoci che ognuno ha un dovere e una felicità, quella di ricordare di non perdere le proprie favole e le proprie caratteristiche, in un mondo che si è avvicinato così velocemente, da un popolo all'altro, e allora imparerò anch'io a fare gli spaghetti, in modo che la prossima volta che andrò all'estero e me lo chiederanno, mostrerò da dove veniamo, quali sono le nostre radici.

 

Ringrazio Eugenio Bennato per la sua disponibilità e per la simpatia con cui ha accettato di rispondere alle mie domande, e mi commiato con un grosso in bocca al lupo per i suoi tanti progetti.

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