Marzo

2003

Spaghetti Italiani - Portale di Gastronomia

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2003

 

 

Introduzione e indice di tutti i numeri della Rubrica a cura di Elena Fantini

 

2 marzo 2003 – Cronaca dalla prima nazionale e intervista a Federico Toni

 

BRACCIANTI

Scritto, diretto e interpretato da Enrico Messina e Micaela Sapienza
Progetto e coordinamento di Enrico Messina e Federico Toni
Drammaturgia sui testi tratti da La memoria che resta
a cura di Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero

Produzione Compagnia ARMAMAXA – Provincia di Foggia – Provincia di Bologna – Tracce di Teatro d’Autore

 

 

si ringrazia:

 

ARGELATO (BO)

E-mail: federicotoni@libero.it
www.provincia.bologna.it/tracceteatro
www.progettobraccianti.it

 

 

Teatro e impegno civile. I due attori e autori Enrico Messina e Micaela Sapienza dialogano con voci registrate, rumori del lavoro e immagini di braccianti proiettate sul lenzuolo bianco teso sullo sfondo, in uno spettacolo che mescola recitazione e danza contemporanea.

L’ingiustizia sociale, la povertà e l’emarginazione sono i temi di “Braccianti”, spettacolo in cui estetica e l’etica si motivano reciprocamente. L’opera fa parte di un progetto più ampio, volto al recupero della storia del movimento bracciantile italiano, grazie anche a un sito internet in continuo aggiornamento, ricco di fotografie e file sonori.

Con un linguaggio teatrale leggero si raccontano le tappe fondamentali del movimento. E’ un montaggio di scene allusivo più che didattico che, servendosi di proiezioni e sequenze danzate, provoca suggestioni visive e conquista l’attenzione del pubblico, anche dei più giovani.

Dopo il Teatro Comunale di Argelato (BO), il prossimo appuntamento con lo spettacolo sarà a Castello di Serravalle (BO) il 9 maggio. Per le tappe successive, ancora in via di definizione, si consiglia di consultare il sito del Progetto Braccianti.


INTERVISTA A FEDERICO TONI

di Rebecca Rossi

 

Solo le 10.00. Effettivamente lo spettacolo è andato in scena ieri sera, ma l’accoglienza del pubblico è stata tale per cui si è innescato un lungo dibattito di gruppo e solo adesso riesco a “catturare” Federico Toni, infaticabile coordinatore dello spettacolo.


Come avete selezionato tra il materiale a disposizione i frammenti e le storie raccontati nello spettacolo? Avete scelto quelli che più vi hanno colpito emotivamente o quelli meglio adattabili alla forma teatrale?

Entrambe le cose che tu hai detto. Fortunatamente, o sfortunatamente, c’è una quantità enorme di materiale su cui lavorare. La cosa che ci interessava maggiormente era cercare testimonianze dei braccianti stessi, su come loro percepivano di essere trattati. Gli anziani di adesso continuano a parlarne, ma danno spesso per scontato di non poter essere compresi e tendono a ridurre tutto all’osso. Tutti dicono che ci si alzava per lavorare e si andava a letto finito il lavoro. E basta. Non dicono cosa accadeva in mezzo. Quindi, all’interno di queste testimonianze che sono abbastanza simili, Enrico e Micaela hanno cercato di cogliere frammenti anche molto semplici e intimi, capaci di offrire spunti di riflessione e di studio più approfondito. Il teatro può solo suggerire questi spunti perciò è nata l’idea di un sito.

Il materiale su cui vi siete basati proviene dall’archivio dell’antropologo Giovanni Rinaldi, co-autore, insieme a Paola Sobrero, del libro “La memoria che resta” e dal vostro diretto contatto con alcuni braccianti. Che relazioni sono nate tra voi e i protagonisti reali?

Alla sera della prima c’era Michele Sacco, uno dei massimi del movimento bracciantile pugliese, che ora avrà circa 85 anni. Adesso è talmente grato ed entusiasta del fatto che si parli di questa storia che non desidera altro che vedere ampliato il Progetto Braccianti. Non parla più di quello che è successo cinquant’anni fa, ma dice che bisogna ampliare il sito e non sa neanche bene cosa sia un sito! E poi si lamenta che ci siano poche canzoni. …Ce ne sono cento! E lui: “No, ma ve le canto io” e si mette a cantare. …Tutte le volte che si incontra Michele Sacco bisognerebbe avere una telecamera o almeno un registratore!

Cosa accomuna i braccianti di un tempo con gli attuali “braccianti a colori”, come vengono chiamati nello spettacolo?

Nello spettacolo, anche se non se ne parla direttamente, si impone la figura di Giuseppe Di Vittorio. Grazie a lui la condizione dei braccianti si è modificata, con piccole conquiste quotidiane, come quella di poter indossare il cappello in piazza, prerogativa fino ad allora delle classi superiori. Nell’opinione pubblica dei contadini era una persona al loro livello, ma che nello stesso tempo meritava di essere fotografato, incorniciato e appeso accanto a Cristo. Quando facevano le processioni, a distanza di venti metri dalla Madonna, c'era la foto di Di Vittorio.

Oggi non si hanno riferimenti culturali così forti.

Tuttora nella piazza di Cerignola, come di altri paesi del sud, da un lato ci sono i braccianti e dall’altro i “signori”. E poi magari nel bar si vedono i nuovi braccianti, gli extracomunitari. Abbiamo cercato foto a colori recenti di braccianti di colore, ma non se ne trova una. Tutti sappiamo che la raccolta dei pomodori è ormai in mano a cingalesi o senegalesi per diecimila lire al giorno, ma è un lavoro nascosto che non si documenta.

I BRACCIANTI E IL CIBO

All’interno dello spettacolo si può recuperare anche un motivo culinario?

Sono frequenti i riferimenti al cibo, ma sono sempre molto semplici. Il cibo era nutrimento, non c’era molto da mangiare. Si parla del pane e dell’acqua come momento liberatorio e di comunione prima di andare a dormire. Nei racconti c’è il continuo riferimento al pane immerso nell’acqua salata o in poche gocce di vino, al pane e cipolle, al pane e patate. In molte testimonianze emerge che spesso gli adulti spingevano i figli a dire che mangiavano carne e pesce. Un’immagine di dignità legata alla speranza. Infatti, dicevano di mangiare cose che in realtà non potevano permettersi, con la speranza, un giorno, di averle davvero, grazie a uomini come Giuseppe Di Vittorio e alla lotta quotidiana.

E per festeggiare il successo di questo spettacolo mezzo emiliano e mezzo pugliese quale menù avete scelto?

Mi viene in mente l’anno scorso, quando è stato presentato il Progetto ad Argelato. Il papà di Enrico Messina, Pino, è arrivato da Foggia con, a sorpresa, delle caciotte e del vino pugliese. Noi abbiamo offerto il vino della Cantina Sociale di Argelato, perché non avevamo predisposto altro, con crescenta e mortadella. Era un banchetto povero, ma appropriato al tema. Tra l’altro eravamo stati così presi da tutto il resto, che avevamo a disposizione solo un coltello per 150 persone. Una signora del pubblico è andata a casa e ne ha preso uno dei suoi. Un’altra è andata a prendere delle bottiglie di vino, perché temeva che non ce ne fossero abbastanza e perché riteneva fosse migliore quello che faceva suo nipote. Alla fine abbiamo mangiato tutti ed è stato un momento conviviale molto felice.

Ringrazio Federico Toni per la disponibilità e la generosità delle risposte e lo saluto, con l’augurio che il Progetto Braccianti trovi nuovi spazi e approfondimenti, ma anche allegre occasioni di banchetti a crescente, vino e mortadella.


BIOGRAFIA ESSENZIALE DI FEDERICO TONI

Nato a Pieve di Cento (BO) è uno spettatore onnivoro di teatro e cinema fin dall'adolescenza.

Si è laureato al Dams di Bologna e ha lavorato come aiuto-regista con Arturo Brachetti, Patrick Rossi Gastaldi, Gianni Ippoliti, Enzo Siciliano e altri ancora.

Ha fondato e diretto la Rassegna-Festival Tracce di Teatro d'Autore che dal 1997, in diversi Comuni del bolognese e del ferrarese, ospita e promuove esperienze artistiche delle nuove generazioni, con attenzione all'evoluzione dei linguaggi scenici. Assieme a Enrico Messina (Compagnia Armamaxa) ha ideato e coordinato il Progetto Braccianti.

Realizzazione: Luigi Farina ( lfarina52@hotmail.com )

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